DEF JAM 10th YEAR ANNIVERSARY (Def Jam, 1995)

venerdì 29 febbraio 2008

"Def Jam recordings was born of a good, if unlikely, idea, and has lived to celebrate its tenth anniversary -and to look beyond it into the 21st century- because of the vision of its founders, the strength of its artists, the promotional genius and hard work of its staff and, finally, because of its dedication to that founding idea: that black youth culture has been and remains a fountain of creativity whose products will find an audience in the world beyond the ghetto."
(dall'introduzione di Bill Adler). E cosa posso aggiungere, oltre che se non mi segano il blog dopo questo è un mezzo miracolo? Essenziale. Via di tracklist:

Disc 1
01. I Can't Live Without My Radio - LL Cool J
02. Rebel Without A Pause - Public Enemy
03. Hold It Now, Hit It - The Beastie Boys
04. Crossover - EPMD
05. Children's Story - Slick Rick
06. Going Back To Cali - LL Cool J
07. Paul Revere - The Beastie Boys
08. I'm That Type Of Guy - LL Cool J
09. No Sleep 'Till Brooklyn - The Beastie Boys
10. Bring Tha Noize - Public Enemy w/Anthrax
11. The Gas Face - 3rd Bass
12. Hip Hop Junkies - Nice & Smooth
13. Welcome To The Terrordome - Public Enemy
14. Big Ole Butt - LL Cool J

Disc 2
01. Slam - Onyx
02. The Boomin' System - LL Cool J
03. Shut 'Em Down - Public Enemy (Pete Rock RMX)
04. Mona Lisa - Slick Rick
05. Deeper - Boss
06. Tonight's Da Night - Redman
07. Headbanger - EPMD
08. Brass Monkey - The Beastie Boys
09. Back Seat - LL Cool J
10. Pop Goes The Weasel - 3rd Bass
11. Sometimes I Rhyme Slow - Nice & Smooth
12. I Need Love - LL Cool J
13. I'll Be There For You/You're All I Need To Get By - Method Man w/ Mary J Blige (Puff Daddy RMX)
14. The Rain - Oran "Juice" Jones
15. Somethin' 4 Da Honeyz - Montell Jordan w/ Redman (Human Rhythm RMX)

Disc 3
01. Fight The Power - Public Enemy
02. (You Gotta) Fight For Your Right (To Party) - The Beastie Boys
03. Mama Said Knock You Out - LL Cool J
04. Blow Your Mind - Redman
05. I'm Bad - LL Cool J
06. Throw Ya Gunz - Onyx
07. Black Steel In The Hour Of Chaos - Public Enemy
08. Hey Young World - Slick Rick
09. Public Enemy No. 1 - Public Enemy
10. Gold Digger - EPMD
11. Daddy's Little Girl - Nikki D.
12. Around The Way Girl - LL Cool J
13. Teenage Love - Slick Rick
14. Steppin' To The A.M. - 3rd Bass
15. How High - Redman & Method Man (RMX)
16. I Got Him All The Time - Mokenstef (He's Mine RMX - Grand Puba Version)

Disc 4
01. Don't Believe The Hype - Public Enemy
02. Rock The Bells - LL Cool J
03. Regulate - Warren G
04. Can't Truss It - Public Enemy
05. Stay Real - Erick Sermon
06. Night Of The Living Baseheads - Public Enemy
07. Method Man - Method Man (RMX)
08. Jack The Ripper - LL Cool J
09. Gang Stories - South Central Cartel
10. Getto Jam - Domino
11. Jingling Baby - LL Cool J (RMX)
12. Sweet Potatoe Pie - Domino
13. Bring The Pain - Method Man
14. Give It Up - Public Enemy [censurata come nel pessimo greatest hits, chissà poi perchè]
15. This Is How We Do It - Montell Jordan

M.O.P. - FIRING SQUAD (Relativity, 1996)

martedì 26 febbraio 2008

Checchè possano dire i vari PMD, Onyx e compagnia bella, il termine hardcore non può non essere sinonimo di M.O.P. e viceversa. Escluse le cadute di stile successive alla pubblicazione del loro ultimo "vero" album (Warriorz), nei 14 e passa anni di onorata carriera il duo di Brownsville non ha ceduto di un passo nel mantenere intatto il loro stile. Hanno rifiutato qualsiasi tipo di compromesso non in nome di qualche principio o altro, ma semplicemente perchè la loro identità è quella e stop, evolutasi nel corso degli anni ma sempre solidamente agganciata a quanto espresso nel loro singolo d'esordio: "How about some hardcore? Yeah we like it raw". Nel '96 uscì per la Relativity (gran etichetta finché è durata) il loro secondo album, il quale, malgrado un successo di vendite inizialmente molto relativo, contribuì ad alimentare la teoria secondo la quale creare un disco che possa piacere a tutti alla lunga non paga, per quanto bravi si possa essere -e sto pensando ad esempio a Shut 'Em Down degli Onyx: se sei bravo ad urlare su un beat ruvido e minimalista, fallo. Se poco te ne può fregare dei problemi della vita e tantomeno della mentalità da club, lasciali perdere. Infine, se sei legato al tuo quartiere d'appartenenza e non t'interessa esplorare nuovi territori, lascia che siano gli altri ad abituarsi a te.
Una lezione che gli M.O.P. hanno probabilmente recepito istintivamente, dato che in questo Firing Squad non c'è nemmeno mezza traccia dei trick pseudocommerciali che pure si usavano a metà anni '90 per svoltare: nessun ritornello cantato, nessuna canzone per le signorine, nessuna apertura a melodie più accessibili à la Trackmasterz. Anzi: alle macchine si alternano principalmente Laze "E" Laze, Big Jaz e soprattutto un DJ Premier in stato di grazia; al microfono invece ci sono Lil' Fame e Billy Danze (ultima occasione per vederlo magro), con come unici ospiti Teflon e Kool G Rap- quest'ultimo presente con una strofona da 90 in Stick To Ya Gunz, primo singolo dell'album. Del resto, per quanto ben graditi i featuring, loro non è che abbiano poi bisogno di grandi aiuti: al microfono "funzionano" in modo eccezionale, avendo uno stile simile ma delle voci e delle metriche ben diverse tra loro e che si complementano con naturalezza. Più o meno lo stesso si può dire dei beat e di come questi vanno ad abbinarsi ai Nostri; in particolare, spiccano la già citata Stick To Ya Gunz, Born 2 Kill, World Famous, Lifestyles Of A Ghetto Child e Downtown Swinga '96. In quell'anno, poi, Primo era decisamente in buona (cfr. l'ottimo lavoro fatto con Wrath Of The Math di Jeru) e riusciva a differenziare parecchio l'atmosfera di un beat dall'altro, magari tagliando diversamente i campioni oppure usando suoni ora molto ricchi (Stick To Ya Gunz) ed ora decisamente scarni (Brownsville). Al limite, ciò che si può imputare all'intera opera è di risultare un tantinello lunga ed in certi punti musicalmente monotona pur avendo un orecchio allenato -ma forse questo è dovuto al fatto che conoscendo il disco da dodici anni certi passaggi mi stufano.
Nel complesso il disco è quindi decisamente valido; pur non essendo un capolavoro a sè stante (come del resto nessuno di quelli degli M.O.P.), si colloca con facilità tra i loro migliori episodi e contribuisce in maniera determinante a far sperare in un loro ritorno come dio comanda, senza cazzate come i mashup similmetallusi e i mixtape messi insieme alla bell'e meglio. Tre zainetti e mezzo o quattro, vedete un po' voi.




VIDEO: WORLD FAMOUS

FIFTEEN - RHYME TIME TRAVEL VOL.5 (2008)

giovedì 21 febbraio 2008

Dato che oggi prima o poi dovrò pur mettermi a lavorare, dopo aver passato la mattina a masterizzare CD, ripparli, taggare Mp3 e fare delle pause sigaretta per riprendermi dallo sforzo, direi di arrivare al punto. Qui c'è il quinto volume della celeberrima serie, completo di grafica (120MB in tutto, per comodità l'ho caricato su Megaupload e non rompetemi i maroni); qualora lo doveste masterizzare, non lasciate spazio tra le tracce ché ci ho già pensato io, in caso contrario rischiate di trovarvi due o tre ore di silenzio tra un pezzo e l'altro. Feedback gradito eccetera eccetera.

01. Down With The King - Run-DMC feat. Pete Rock & CL Smooth (prod. Pete Rock)
02. Time’s Up - O.C. (prod. Buckwild)
03. Brainstorm/P.S.K - Lord Finesse feat. O.C. & KRS One (prod. Lord Finesse)
04. Make Or Take - Nine feat. Smoothe Da Hustler (prod. Rob Lewis)
05. T.O.N.Y. - Capone ‘N’ Noreaga feat. Tragedy Khadafi (prod. Nashiem Myrick)
06. Ebonics - Big L (prod. Ron Browz)
07. Whatcha Gon Do - Terror Squad/Big Punisher (prod. JuJu)
08. Bad Boyz - Shyne feat. Barrington Levy (prod. EZ Elpee)
09. Say Yes - Saigon (prod. Alchemist)
10. Therapy - Cormega (prod. Hot Day)
11. 99 Problems - Jay-Z (prod. Rick Rubin)
12. Throw Your Hands (In The Air) - Mobb Deep (prod. Kanye West)
13. Understand Me - Self Scientific (prod. DJ Khalil)
14. Uncommon Valor - Jedi Mind Tricks feat. R.A. The Rugged Man (prod. Stoupe)
15. Bloah - Infamous Mobb (prod. Havoc)
Honorable Mentions
16. Mobsta’s - Kool G Rap (prod. Fade)
17. Bulworth - Prodigy, KRS One, Method Man & Kam (prod. DJ Muggs)
18. Hurricane Starang - Starang Wondah (prod. Da Beatminerz)
19. Incredible - Keith Murray feat. LL Cool J (prod. Erick Sermon)

Fifteen - Rhyme Time Travel Vol.5

GRAND AGENT - BY DESIGN (Superrappin/ Groove Attack, 2001)

lunedì 18 febbraio 2008

Qualche giorno fa, desideroso di integrare la mia collezione di dischi con qualcosa che magari in passato m'è sfuggito e per il quale non avrei però voglia di spendere più di dieci carte, passo dal mio consueto pusher di dischi usati.
Tutto bene, in teoria. In pratica, invece, alle volte mi capita di sentire l'impulso irrefrenabile di acquistare qualsiasi stronzata purchè costi poco. Uno stato di shopping compulsivo, questo, che alle volte mi fa regredire alla fase anale imponendomi DI FATTO l'acquisto di trucidate come Back From Hell dei Run DMC o, appunto, questo By Design. Il bello è che quando faccio queste minchiate so benissimo che il disco in questione è una mezza porcata, e pure stavolta non si sfugge alla regola che mi vuole come un bambino stupido che non può dirsi felice senza avere la collezione completa degli Sgorbions. Comunque sia: di Grand Agent s'era fatto un gran parlare tra il 2000 ed il 2001 (ci ho ancora lo sticker, tanto per restare in tema), sicché un bel dì di allora, dopo aver sentito una discreta collabo con Pete Rock, decisi di scaricare l'album, aspettandomi ovviamente grandi cose. Valà, il tempo non dico di un ascolto ma di due sì (e di pronunciare uno svogliato "sticazzi") ed i 15 file che rappresentavano quest'inno alla noia finirono brasati su un CD di backup, ed io tornai felicemente ad occupazioni più serie come scaccolarmi e fare la cacca una volta al dì. Ma qualche giorno fa, deluso dall'aver scaricato l'ennesimo pornazzo patinato al posto del guilty pleasure Beowulf, decisi che era giunta l'ora di uscire per fare il pieno di dischi inutili e così eccomi qui a recensire questo By Design.
La copertina è la classica calamita per coglioni: un niggu vestito con felpa vintage Adidas, un logo design-conscious ed il titolo scritto a mano: il tutto ti dice "Sono un backpacker. Sono un tuo amico, e... hey, anche a me piace l'hip hop degli anni '90, ascoltami". E in effetti... ospitate di A.G. e Planet Asia, produzioni, tra gli altri, di Kutmasta Kurt, Lord Finesse, Chops, Hi-Tek e M-Boogie (nome che a voi probabilmente non dirà niente ma a me sì, 'na cifra), sulla carta pare 'na ficata... Senonchè la cosa si rivela perlopiù in un drammatico specchio per le allodole, appunto. Un po' perchè tutti, eccetto Chops, producono un solo pezzo ciascuno -per di più con risultati "meh", come se anche loro avessero subodorato la faccenda; un po' perchè lui è comunque drammaticamente insipido. Provate infatti ad ascoltare il CD dalla prima alla decima traccia senza far altro: dopo breve, il vostro occhio diverrà vitreo, comincerete a fissare il vuoto a mo' di Donnie Darko ed ogni forma di vitalità o intelligenza scomparirà. Giuro, dico GIURO che simili mattonate non le si beccano in giro tanto facilmente. La verve di GA mi fa venire in mente la personalità di un fermacarte o la mimica facciale di Alessio Boni, e questo glielo perdonerei anche se mi dicesse cose fichissime. Tragicamente, l'unica volta dove il Nostro prova ad andare oltre i soliti cliché dell'MC underground sfigato, è in una traccia didascalicamente intitolata Two Bitches: nella quale GA si esibisce nella solita misoginia da du' lire, lasciando intendere che per lui le donne sono come delle vacche decerebrate, che son lì ad aspettarlo a braccia aperte e che tra l'altro, già me ne stavo dimenticando, ne ha DUE. Due, porcoddio, capito? No dieci, venti, cinquanta, cento: no. Due. Ma io dico: della misoginia nel reps mi sciacquo il belino, perchè sentire Eazy E che mi canta Automobile o Ghostfazza con la sua Wildflower cancella in me ogni traccia dell'educazione ricevuta e mi fa ridere dibbrutto, quindi non è il tema in sè ad irritarmi. Tanto lo so che al 90% si tratta di orribili fregnacce, ma perchè non crederci se la storia è bella? Casomai, questo sì, è il fatto che uno si vanti di avere due (ribadisco, due eh) zoccole pronte a battere i tacchi ad ogni suo frullo di palle: maddài, ma cos'è, ma va a lavorare in miniera santa madonna... non so, è come paragonare la caciara sbirluccicosa di un cazzone come Michael Bay alle trishterie che passano nel ciclo Alta Tensione di Canale 5: in ambedue i casi si tratta di puttanate col fischio e col botto, ma la prima non emana quantomeno quella puzza di "voglio ma non posso".
Il meno peggio del disco si concentra tutto sommato in queste tracce: Know The Legend (produzione dozzinale di Finesse, ma è già qualcosa), Patience (aridaje il solito campione di Grover Washington che c'è pure in Underground degli EPMD, ma prendiamo quello che passa il convento), You Don't Love Me, It's Only Right e ancora ancora Mingling With Mayhem. Per il resto siamo alla combo assassina di elettrocardiogramma ed encefalogramma piatto, roba che quando morrò chiederò a San Pietro di riavere indietro almeno i minuti dedicati all'ascolto di questo disco ed alla sua recensione. Gli do due zainetti giusto perchè l'ho pagato qualcosa come 3 o 4 euro e perchè in fondo non ha nemmeno la personalità per riuscire ad essere un'invereconda cacata a tutto tondo.


ONYX - ALL WE GOT IZ US (Def Jam/ JMJ/ RAL, 1995)

giovedì 14 febbraio 2008

Se io fossi un coglione, potrei dire che scrivere di questo disco corrisponde a scrivere della mia giovinezza. Ma siccome coglione non lo sono più da almeno qualche giorno, non farò nulla di tutto questo; al contrario, lo affronterò razionalmente.
E' il 1995. Trincerati negli U.S.G. (United States Ghettoes), Sticky Fingaz, Sonsee e Fredro Starr sono chiusi in un circolo e pensano a come mettere insieme il loro secondo album, concentrandosi soprattutto nello scegliere titoli che siano all'altezza di quelli del loro esordio (ne ricorderò alcuni: Bichasbootlegguz, Atak Ov Da Bal-Hedz, Blac Vagina Finda e Phat 'N' All Dat i più succosi), il quale, tra parentesi, gli valse qualcosa come il triplo disco di platino. Con alle spalle la Def Jam ed un produttore esecutivo come Jason Mizell, tutto sembra girare per il verso giusto, quando però... Quando però pubblicano il disco e non vendono una mazza. Beh, io giuro, GIURO, che non riuscirò MAI a capacitarmi di come ciò sia potuto accadere. Primo: erano già conosciuti. Secondo: erano riusciti a far breccia anche nel mondo degli skater e parzialmente in quello del metal. Terzo: sono facilmente distinguibili. Quarto: erano perfettamente in linea con lo stile hardcore dell'epoca, ed anzi, quasi potevano essere una delle sue punte. Quinto: è un disco della madonna. Sesto, ma lo metto tra parentesi, l'album ha una grafica veramente fica che dà la paga ancora oggi a milioni di porcherie che ce tocca vede' sugli scaffali. Vabeh, sia come sia, i Nostri non vendettero una sega e da lì la loro spirale commerciale, ma purtroppo soprattutto artistica, cominciò a puntare verso il centro della terra -centro che peraltro hanno ampiamente raggiunto con il lurido Triggernometry del duemilaequalcosa. Tuttavia, ad oggi la schiera di fan di questo album si è fortunatamente infoltita, e così esso viene giustamente considerato uno dei migliori dischi degli anni '90 e senz'altro la loro opera più soddisfacente -e vorrei ben vedere.
E se uno dovesse chiedere "perchè?", la migliore risposta consisterebbe nello skippare la tragicomica intro e partire col singolone Last Dayz: dei rintocchi di basso e quello che sembra un flauto (Bob James e Earl Klugh, Love Lips) accompagnano un campione vocale simile ad un lamento, sul quale Fredro Starr, Sonsee e Sticky Fingaz ci danno una descrizione di come sarà il mondo nel prossimo futuro: dominio del New World Order, repressione ed ulteriore povertà nei ghetti. E tanto per non lasciarci l'impressione di trovarci a dei nuovi redentori e capirivoluzione, Sticky aggiunge queste righe di poesia: "and if this fucking rap shit don't pay/ I'ma start selling drugs around my way/ Killing my own people in the U.S.G./ Shit, they gonna get it from somebody, I'd rather it be me". Anche a distanza di tredici anni, la canzone non ha perso una briciola della sua potenza, così come del resto mantengono intatta la loro forza d'impatto le successive All We Got iz Us e la fantastica Purse Snatchaz -che forse contiene alcune delle migliori strofe dell'intero disco (l'apertura di Fredro spezza la mascella).
Una piccola caduta di stile la si trova secondo me in Shout, che già dal didascalico titolo fa capire che si tratta di una semicover di Slam dove loro semplicemente urlano un po' più che nel resto del disco e viaggiano su un beat dal tiro più serrato. Niente de che, insomma: a mio modo di vedere, loro funzionano più su basi intorno ai 90bpm o giù di lì, tant'è che la successiva Betta Off Dead riesce dove la precedente ha fallito. Crea, con un semplice giro di basso, cassa, rullante, hihats e un coro urlato "ONYX", l'accompagnamento ideale per un pogo a gomito in fuori -forzare le cose con loro non serve, l'80% dell'energia gli appartiene, il beat casomai può solo disturbarli nel loro lavoro. Una lezione che da qui alla fine del disco viene ricordata ad ogni pie' sospinto: la semimelodica Live Niguz, l'ottima Most Def (il campione tagliato di sassofono ripetuto nel ritornello è da applausi), le pesantissime Getto Mentalitee (con featuring dei buoni All City) e Walk In New York, ed infine la appena più veloce 2 Wrongs.
Non sto nemmeno a menar tanto il torrone su quanto loro siano effettivamente bravi a rimare, chiunque dotato di un minimo di competenza dovrebbe arrivarci da solo- e se qualche icompetente dovesse provare a saltar fuori col discorso che il loro urlare al microfono era una pagliacciata, prima di urlargli "ve lo meritate Soulja Boy!" ricordategli che anche se fosse, loro come rapper all'epoca svettavano. Sarei tentato di fare un copia&incolla da Ohhla per estrarre qualche verso a random, ma non ha senso. Io vi offro un classico, voi scaricatelo- e ricordate che per passare per classico a metà degli anni '90 ti dovevi dar da fare ben più di adesso.




Bonus: Onyx - Rare Raw And Uncut Grimee EP

VIDEO: LAST DAYZ

PERCEE P - PERSEVERANCE (Stones Throw, 2007)

martedì 12 febbraio 2008

Per prima cosa una confessione cuorinmano: non sono la persona più adatta per scrivere di Percee P in modo distaccato come si confarebbe ad una recensione, ma non ci posso fare niente; la sua musica mi piace ed in più lo stimo, una combinazione letale che stroncherebbe persino la saggezza ed il distacco di re Salomone. Sarà che come ascoltatore di rap sono cresciuto in un periodo dove la rima incrociata era ritenuta il massimo che si potesse desiderare da un MC (non a caso, ad oggi Kool G Rap continua ad essere il mio preferito); sarà che chi mostra la tenacia di un Percee P non può che meritare la mia stima; sarà anche che, salvo sporadiche eccezioni irrilevanti ai fini della questione, chi pubblica più di un album ogni due anni per me è fondamentalmente un commerciante più che un artista; sarà, sarà sarà. Fatto sta che per tutti questi motivi l'uscita di Perseverance non poteva lasciarmi indifferente nemmeno per il cazzo. Aggiungiamoci che sì, erano due anni che lo si sapeva alla Stones Throw e questo significa come minimo Qualità, ma la sorpresa di avere TUTTE le tracce prodotte da Madlib è un fatto che dovrebbe farlo venire d'acciaio a chiunque apprezzi la buona musica, figuriamoci ad un nerd rimastone come il sottoscritto.
Certo, il rovescio della medaglia è che puntualmente nascono delle aspettative esagerate che potrebbero venir deluse dal prodotto finale, e la cosa è difatti successa anche per questo Perseverance. Ma è stato un momento di debolezza brevissimo, che dopo meno di una decina di ascolti si è trasformato in estrema soddisfazione all'urlo di "ma chisselencùla le aspettative!". Dopo una breve introduzione, The Hand That Leads You da all'ascoltatore una prima idea di ciò che ci sarà da aspettarsi nel corso del disco: innanzitutto un Percee P che nel corso di questi anni ha solo perfezionato il suo stile, pur non modificandone assolutamente il nocciolo (e difatti Throwback Rap Attack altro non è che la sua prima strofa della sfida contro Finesse nell'89!), col risultato che il suo schema metrico è quanto di più intricato ci possa essere e comunque orientato all'autocelebrazione in chiave vecchia scuola. Pensate insomma al Big Daddy Kane di Raw e Ain't No Half-Steppin' e vi sarete fatti un'idea non troppo distante dalla realtà. Paradossalmente, questa caratteristica così "vecchia" lo fa sembrare quasi una novità nel mondo del reps odierno, e del resto, quando abbandona la sua strada maestra (in tre pezzi su quindici), i risultati non sono certamente all'altezza.
Dal canto suo, Madlib dimostra per l'ennesima volta di essere un produttore coi controcoglioni, capace come prima cosa di adattare il suo stile a seconda di chi lo deve sfruttare al microfono. In questo senso, i beat forniti a Percee P risulteranno più tradizionali del solito, più orientati al cosiddetto boombap (ma che cazzo di terminologia...), pur conservando intatto tutto ciò che rende distinguibile il suono del Nostro -mi riferisco naturalmente non solo al suo gusto musicale, sempre ben presente nei campioni, ma anche alla consueta assistenza di Dave Cooley in fase di mixaggio. Il suono di basso e batteria difatti sembra sempre vagamente "sporco", distorto, mentre generalmente il campione viaggia abbastanza pulito; salvo rare eccezioni il risultato è comunque "ordinato" e anche quando ci sono trecentomila effettini cazzuti, l'effetto cacofonia viene abilmente dribblato (e con du' lire! Se penso all'ultimo disco di Brûs Springstin mi vien da ridere). Ad ogni modo, al di là di questa masturbazione auricolare, la varietà sonora è grande e contrasta con la relativa monotonia di Percee: in 2 Brothers From The Gutter l'asse portante è il campione di Contra per il NES, mentre in Legendary Lyricist il 99% del lavoro lo fa un fantastico break più funkettone degli stivaletti di Nick Luciani; mentre in Last Of The Greats o Raw Heat si torna a sentire degli archi -presumibilmente soul, ma con quei livelli di compressione non si sa mai.
In ultima analisi, la dicotomia tra monotonia tematica (e, volendo, stilistica) di Percee P e varietà musicale di Madlib riesce a creare un discone del tutto indigesto all'ascoltatore occasionale (che comunque di sicuro non rischia di entrarvi a contatto), ma che un aficionado non potrà che apprezzare sempre più ad ogni ascolto. Sacrifico un mezzo zainetto sull'altare dell'oggettività e gli affibbio un bel 4 -di più non riesco a scendere- ma sottolineo che questo è stato uno dei dischi che più ho apprezzato del 2007. Tant'è vero che ho pure ordinato la version e interamente remixata dallo stesso Madlib.




VIDEO: PUT IT ON THE LINE

KILLA SHA - GOD WALK ON WATER (Money Maker/ Traffic Ent., 2007)

venerdì 8 febbraio 2008

Per quanto se ne fosse già parlato altrove, questo è uno di quei dischi per i quali già so che tra cinque anni molti si stracceranno le vesti al solo pensiero di non averlo comprato prima che andasse fuori stampa (precedenti illustri: Organized Konfusion, Real Live, Diamond D), per cui ribadirne la bontà una volta ancora mi pare quanto meno doveroso. Non mi dilungherò quindi sulla sua biografia, della quale già è stato detto molto (e in fondo, checcefrega), preferendo descrivere il disco nel dettaglio.
Esso si apre con un campione vocale preso paro paro da The Warnings di David Axelrod ("In the beginning there was light..."), che prosegue poi nel primo vero pezzo del'album. Nourishment, questo il titolo, si basa su un brevissimo ma efficace loop di vibrafono, sul quale Sha ci da un primo assaggio di quanto si sia evoluto stilisticamente rispetto alle sue prime apparizioni più o meno celebri d'inizio millennio- Jedi Mind Tricks (Contras) e Tragedy Khadafi (Sidewalk Confessions). Oltre ad un evidente miglioramento nelle rime, dopotutto abbastanza scontato, quel che sorprende è come sia riuscito ad impostare la sua voce e l'uso degli adlib: la prima resta nasale ma il timbro s'è abbassato quel tanto che basta a renderla più gradevole, mentre l'uso di raddoppi à la Young Jeezy -ma meno da baraccone, più seri- da il colpo finale alla eventuale monotonia che invece sarebbe stato lecito aspettarsi riascoltando le sue vecchie prestazioni. In più, Sha riesce ad equilibrare molto bene questo stile, cosicchè sulla successiva Air, in cui la batteria svolge un ruolo marginale ed il giro di piano è melodico, il Nostro si "rilassa" un po' al fine di mettersi alla pari con l'atmosfera della canzone.
Contenutisticamente, Sha ricorda Tragedy Khadafi o, più in generale, chi si rifa alla "righteous ignorance" -i già recensiti Killarmy possono servire da esempio. In soldoni, egli ci tiene molto a ricordarci che per quanto Allah sia un dio fico al quale lui crede, questo non basta a proibirgli di bere l'Hennessy e di prendere a cinghiate in faccia chi gli pare e quando gli pare. Ma per fortuna questa attitudine, per me comunque sempre fonte di gustoso intrattenimento, va a scemare un po' nelle occasionali tracce in cui Calliope va ad ispirarlo: A Thing Called Love e Tune Of Life sono gli unici pezzi dove il tenore delle liriche si fa più leggero e si perde un po' l'impressione di avere a che fare con un tizio a cui per qualche stravagante motivo girano le palle 24/7. Calcolando però che sono due su sedici, uno può comunque intuire che lui non dev'essere un allegro guascone col quale passare una serata a giocare a scopone.
Passando ora ai beat posso garantire che, salvo pochissime cadute di stile -comunque non gravi- la selezione è di altissimo livello. Un suono profondamente nuiorchese, molto ben equilibrato nell'attingimento di campioni trasudanti soul, nel buttare llì qualche roba più legata al funk e, ovviamente, nel riesumare il suono del Queensbridge ultimamente a digiuno di notorietà. Chapeau in particolare a Come On (Large Professor), Air (Big Grudge, sconosciuto e bravo) e One Hand Wash The Other (J-Love), la quale peraltro si avvale di un'ospitata di Tragedy e Trife Da God. E a proposito di ospitate: siamo a livelli ragionevoli ed attestati su buone prestazioni; oltre a quelli già citati, troviamo Large Professor, Havoc, Born Unique, Ill Bill, gli ACD e la no-name-r&b-bitch di turno, Dressa (l'unica che francamente poteva anche starsene a casa).
In conclusione, un disco la cui bellezza è inversamente proporzionale a quella di Killa Sha, cosa che si traduce in un quattro zainetti abbondanti. Nota bene: io avevo comprato il disco a dicembre, ma per caso da Vibra sono arrivate due copie. Una è ancora lì, per cui vedete un po' voi...

ENCORES 2007 - REWIND HITTERS VOL.4

lunedì 4 febbraio 2008

Per la serie "meglio tardi che mai", oggi son riuscito a chiudere la grafica di Encores 2007 e quindi sono più che disponibile a renderlo pubblico. Si tratta delle 20 tracce tra quelle da me ascoltate meglio riuscite dell'anno testé trascorso (alcune esclusioni erano purtroppo inevitabili), messe insieme con giusto un cicinin di mixaggio. Per questo, se mai lo doveste masterizzare, ricordatevi di non mettere alcuno spazio tra una traccia e l'altra. Oltre al file vero e proprio troverete anche la grafica in PDF, completa persino di tray interno (!). La tracklist la trascriverò quando mi tirerà il culo di farlo. Feedback PARTICOLARMENTE gradito anche questa volta, per il resto scaricate e spargete la voce.

Edit: m'è tirato il culo.
01. Supah - R.A. The Rugged Man (prod. by Shuko)
02. 125 Grams Pt.1 - Joell Ortiz (prod. by MoSS)
03. Bloah - Infamous Mobb (prod. by Havoc)
04. Cold Steel - Phat Kat w/ Elzhi (prod. by J Dilla)
05. Sound The Alarm - Black Milk w/ Guilty Simpson (prod. by Black Milk)
06. Welcome To The Terrordome - Pharoahe Monch (prod. by Grind Music)
07. Last Of The Greats - Percee P w/ Prince Po (prod. by Madlib)
08. State Of Clarity - Guru w/ Common & Bob James (prod. by Solar)
09. American Dreamin' (K-Def RMX) - Jay-Z (prod. by K-Def)
10. Ya Dayz R #D - NYG'z (prod. by DJ Premier)
11. Dump the Clip - Army Of The Pharaohs (prod. by Esoteric)
12. Hood's Diary - Grim team w/ Twin Gambino (prod. by Chaze)
13. The Radar - Marco Polo w/ Large Professor (prod. by Marco Polo)
14. The People - Common (prod. Kanye West)
15. Time To Wake Up - Zeph & Azeem w/ Tony Moses & Yoyo velarde (prod. by Zeph)
16. Soon the New Day - Talib kweli w/ Norah Jones (prod. by Madlib)
17. Come On - Killa Sha (prod. by Large Professor)
18. Good Communication - Y Society (prod. by Damu The Fudge Munk)
19. Next Dose - Rugged Intellect w/ Ras Kass (prod. by Domingo)
20. Like You - Sean Price (prod. by 10 For The Triad)

Encores 2007 - Rhyme Time Travel Vol.4
Encores 2007 (grafica)
Encores 2007 (grafica con loghino copyleft corretto, per i kompagni)

SADAT X - EXPERIENCE & EDUCATION (Female Fun Rec., 2005)

domenica 3 febbraio 2008

Chiedete a qualsiasi ascoltatore di rap qual'è stata l'ultima volta che si è reso conto dell'esistenza di Sadat X, e la risposta sarà molto probabilmente "Nel 1999, sull'omonimo pezzo con Common". Se da un lato la cosa può essere positiva -evidentemente il diretto interessato s'è perso o ha scordato la pessima apparizione sull'ultimo solista di Sean Price- dall'altro è senz'altro ingeneroso nei confronti di questo veterano, che oramai è in giro dal lontano 1990. Va anche detto che quando si pubblicano dischi con la prestigiosa Female Fun Records non è che ci si possa aspettare molto, ma glissiamo.
Sta di fatto che nel 2005 uscì questo Experience & Education, secondo disco solista di Derek Murphy dopo l'esordio del '96, e ben pochi se ne resero conto. Eppure è un peccato, perchè anche quando preso da solo il personaggio è interessante: giocatore semiprofessionista di basket prima, successivamente star dell'hip hop dei primi anni '90, infine maestro elementare e allenatore di una squadra di pallacanestro... a parte J-Live e Defari, quanti MC hanno come lavoro quello di insegnante? E, soprattutto, quanti riescono a risultare coerenti nel riflettere la loro vita in carne ed ossa a quella su disco? Domanda retorica; la credibilità non è un problema per l'oriundo del Bronx, il quale al limite difetta nel creare opere che abbiano la cosiddetta "marcia in più", che poi è appunto il problema di Wild Cowboys e, in fondo, anche di questo disco. Infatti, se in termini di maturità e abilità tecnica questo Experience & Education eccelle, dove manca il bersaglio è nella scelta dei beat, sia in termini di "coerenza" che di qualità tout court. La cosa si fa notare particolarmente quando si paragonano belle cose come God Is Back (DJ Spinna), The Great Diamond D (dove il ciccione rispolvera David Axelrod -finalmente!) o Why Don't You (Madsol-Desar) alle loffie Back To New York (a mo' se campiona il Nino Rota de Il Padrino?), l'incircolabile Ge-Ology Beat o le scandalose Stack Up e Shout (con tanto di featuring di Agallah, un uomo che si è perso ormai molti anni fa). La differenza di qualità è tale che verrebbe da pensare ad una certa forma di schizofrenia musicale, e ciò di certo non giova alla bontà del prodotto nel suo complesso.
Ma, come dicevo, quando Datty X ed il beat riescono a complementarsi i risultati sono ottimi o perlomeno positivi, e dimostrano che il Nostro non ha perso smalto da quando girava coi capelli tagliati a gianduiotto predicando il risveglio delle coscienze. E mentre ai suoi compari è andata peggio (Puba ed il suo Understand This sono da dimenticare, Lord Jamar ha fatto un disco concettualmente interessante ma assolutamente indigeribile), lui è quantomeno riuscito a restare fedele alle sue origini senza per questo risultare anacronistico o fuori luogo (anzi, lo ripeto: la sua prestazione è ottima). Buoni anche i featuring, Agallah escluso: i Money Boss Players su due tracce (Shine sarà anche vecchiotta ma fa sempre la sua porca figura), gli Heltah Skeltah e il sempre affidabile EdO.G., un altro di quelli la cui costanza non è certo stata premiata dalle vendite. In breve, questo Experience & Education è nel complesso un buon disco da ascoltare sfruttando appieno le potenzialità di ITunes che, sia lodato Steve Jobs, permette di crocettare le tracce che non si desidera ascoltare. Indeciso tra tre zainetti e tre e mezzo, opto per quest'ultima opzione per la bontà dei testi.



CUNNINLYNGUISTS - A PIECE OF STRANGE (QN5 Music/L.A. Underground, 2006)

venerdì 1 febbraio 2008

Non è una novità che le vendite di dischi negli ultimi tempi stiano collassando, e nemmeno dovrebbe sorprendere che questo si rifletta maggiormente sulla musica rap, la cui componente cosiddetta mainstream si è spinta negli ultimi dieci anni verso tendenze sempre più cerebralmente insultanti oltreché musicalmente piatte PERSINO per l'aficionado. In effetti, non ha senso spendere dei soldi per un album contenente un solo pezzo più o meno valido, il cui unico pregio è dato dall'attualità: se proprio interessa, uno se lo scarica e pace (o al limite compra la suoneria, dato che il target di canzoni come Crank That o White T's corrisponde perfettamente alla tipologia di persone che compra/scarica suonerie). Qualcosa di simile è però avvenuto anche in ambito underground dove, con la maggior diffusione degli strumenti essenziali per la produzione, a partire dal 2000 si è assitito ad un'esplosione di artisti di vario tipo; senza contare poi i mutamenti di mercato che oggi richiedono sempre meno l'assistenza di una casa discografica, la quale avrà pur sempre le sue magagne ma quantomeno può alle volte filtrare i personaggi di manifesta incapacità. Detta in soldoni: in ambito mainstream c'è stata una produzione controllata e gestita della mediocrità, in ambito underground invece è avvenuto lo stesso, solo su basi più "democratiche". Purtroppo, a conti fatti le cose non cambiano. Anzi, maggiore è la frammentazione, tanto più è difficile monitorarla e scegliere chi vale e chi no. Questo è il motivo per il quale solo a distanza di sette anni dal loro debutto i Cunninlynguists cominciano a veder riconosciute le loro capacità.
Il merito però non sta solamente in un pubblico che ora ha imparato a scremare le insulsaggini dalle chicche, ma soprattutto nella loro evoluzione. Infatti, suggeritimi anni or sono da un mio amico, la mia sfortuna era stata di vedere la copertina di Will Rap For Food prima di ascoltare il disco, e poi di sentire al volo Thugged Out Since Cub Scouts piuttosto che Fuckinwicha. A quel punto, l'ondata di enorme sfiga che scaturiva dal connubio delle due cose mi fece dire "ma fatemi il piacere", e fu così che nella mia mente relegai il gruppo nel settore "underground sfigato e/o pretenzioso", dove peraltro restò fino al 2004 circa. In quell'anno, ripubblicato che fu Will Rap For Food, e finalmente dotatomi di una connessione a banda larga, lo scaricai per vedere se avevo avuto ragione: le mie certezze si scontrarono con Missing Children, Mic Like A Memory oppure Family Ties. Così, per quanto mi piacesse solo un 50% di quel disco, lo comprai. Il successivo disco, Southernunderground, aggirò la mia attenzione ma dopo averlo recuperato per vie traverse mi dissi che salvo un tre-quattro pezzi non m'ero perso tantissimo.
Ma quando scaricai, stavolta in tempo reale, l'advance di questo A Piece Of Strange, restai folgorato. Cos'era successo? Avevano perso la casa? Erano finiti a disfarsi di J&B ascoltando in sottofondo una raccolta di Woody Guthrie? Lo sbalzo di maturità era stato enorme. Dopotutto, che Kno fosse un buon produttore lo si sapeva; quello che m'infastidiva era casomai l'atmosfera altalenante dei precedenti dischi, dove su una canzone avevi dei personaggi seri e in quella dopo ti sentivi perso tra punchline e umorismo da avanspettacolo che nemmeno nelle peggio pellicole con Montesano. Qui, invece, gli unici pezzi liricamente "leggeri" sono due su sedici, Since When e Beautiful Girl, e fortunatamente non assomigliano alle già menzionate scemenze: la prima è una rivalsa contro chi dice che negli stati a sud della Mason-Dixon non esistano veri MC, la seconda è invece un'ode alle piante che fanno ridere e che, per quanto l'argomento sia stato affrontato ad nauseam nei trenta e passa anni di storia dell'hip hop, comunque risulta piacevole. Tutto il resto è un concentrato di gnugna messa in versi: in Nothing To Give Deacon e Natti (che in questo disco va a sostituire con successo Mr. SOS) riflettono sul legame tra il crimine e la società che ne getta le basi; nella stupenda Brain Cell discutono di coloro che sono reclusi sia fisicamente, sia psicologicamente; oppure, ancora, nel duetto con Tonedeff si può assistere ad un dialogo in cui un uomo che, giunto alle porte del paradiso convinto di avere la coscienza pulita, si sente ribattere da dio o chi per lui fa le veci di bidello (san Pietro, mi dicono) che in realtà è un egoista vigliacco con punte di razzismo e molto altro.
Queste allegre atmosfere si rispecchiano poi nelle produzioni di Kno, vero "direttore" del progetto, il quale spreme tutto il suo talento e lo spalma su sedici tracce. Si passa dalle più tradizionali Never Know Why (col suo loop di piano e campione vocale) e Since When (un pestone, sostanzialmente) a cose più particolari come Caved In, quasi un blues, o The Gates, che non sfigurerebbe tra le strumentali più rilassate del primo RJD2. In tutta franchezza faccio fatica a descrivere la bellezza dell'intera opera, di quanto risulti coesa senza cadere nella monotonia, e di come le basi si sposino bene con i testi. Sta di fatto che Kno qui non è semplicemente bravissimo, ma da un taglio molto personale al tutto riuscendo a non fallire mai. Inoltre, le sue apparizioni al microfono si limitano a due versi, avendo saggiamente preferito di far parlare il campionatore -soprattutto nella "lunga" Remember Me. Non posso inoltre non menzionare di come si sia fatto grande uso di strumenti suonati live, cosa che ovviamente giova enormemente in termini di qualità sonora.
In altre parole, con alle spalle due anni in cui ho continuato ad ascoltare questo disco esattamente come faccio con Illmatic o Liquid Swords, non posso non definire questo A Piece Of Strange il disco migliore della loro produzione ma, soprattutto, un classico tout court.