M-BOOGIE - LAID IN FULL CHAPTER 2 (Ill Boogie/Groove Attack, 2001)

martedì 26 agosto 2008

Questa seconda giornata di lavoro è cominciata nel peggiore dei modi possibile, e cioè con la panza dolorante e l'ano cacante a causa di una ricca stroppa presa ieri sera a cavallo tra l'aperitivo e la visione di un filmone quale Cobra VS. Python. Cosa c'entri questo con Laid In Full proprio non saprei dire, ma ognuno di noi ha bisogno di qualcosa a cui appigliarsi quando non sa che cazzo dire - e questo è il caso di stamane.
In realtà, trattandosi di uno supersconosciuto, sarebbe utile presentarvi una piccola biografia e così, vincendo la fatica, eccovela: M-Boogie è un DJ/produttore/CEO californiano che intorno agli inizi del millennio (soprattutto nel 2001) ha firmato tutta una serie di prodotti che vanno dal mixtape alla compilation, dall'intero album all'occasionale produzione. I fan più sfegatati dell'underground probabilmente si ricorderanno quantomeno del disco di Akbar e del primo di Mykill Miers, mentre gli altri probabilmente vi si avvicineranno con un'espressione di granitico disinteresse à la Buster Keaton. Fatto sta che non vi voglio annoiare troppo e pertanto anticipo che, no, questo non è il nuovo Liquid Swords e nemmeno vi farà gridare al miracolo per originalità: è, molto semplicemente, un disco piacevole. Ad un paio di condizioni, però.
La prima è che l'idea di commistione tra tracce non vi disturbi più che tanto, considerato il fatto che esse sono spesso sovrapposte o mixate l'una con l'altra (vuoi anche in maniera "delicata" - per intenderci, non siamo ai livelli da denuncia dei mixtape di metà anni '90). La seconda è che ve ne freghiate altamente dell'originalità dei beat nonché della loro varietà, in quanto M-Boogie è un (bravo) imitatore del Premier più hardcore con tutto quel che ne consegue. La terza condizione, infine, prevede che siate dei convinti masticatori di underground classico privo di fronzoli così come di grandi temi, dato il fatto che qui non troverete traccia di altro all'infuori dell'egotrippin' e delle metriche.
Nel caso doveste aver crocettato tutt'e tre le condizioni di cui sopra, preparatevi ad una piacevole sorpresa fin dalla prima traccia. A Yeshua Da Po'ed (precedentemente autore di un paio di 12" col compare Siah, se non forse anche d'un EP) il compito di introdurvi in atmosfere smaccatamente nuiorchesi e sfacciatamente sucate a Primo, cut inclusi. Pure, bisogna dire che non solo Boogie dimostra mediamente buon gusto, ma soprattutto che è un fonico coi controcazzi: partendo dal presupposto che il budget per lo studio non dev'essere stato faraonico, tutti i beat suonano divinamente e vantano un mixaggio pulito e generalmente impeccabile. Questo è determinante proprio nel momento in cui senza di esso ci si troverebbe di fronte al classico esempio di "voglio ma non posso", mentre in questo modo il lavoro può davvero funzionare. Certo, sto scordando l'emceeing, ma qui il discorso si fa un po' più complicato: si tratta perlopiù di semisconosciuti, e se da un lato abbiamo conferme sia piacevoli (Buckshot, Jean Grae, Erule ed il suo impeccabile flow) che sgradite (Akbar ed il sempre inetto Grand Agent), dall'altro alcuni dei suddetti non lasciano grandi segni del loro passaggio e fanno pensare che qualcun altro forse sarebbe stato più degno di stare davanti al microfono. Tuttavia, posso dire che nel complesso non vi sia nessuno -a parte i soliti due noti di cui sopra- che davvero faccia venir voglia di skippare traccia, e se si vuol chiudere un occhio su alcuni evidenti difetti (Mykill Miers e Triple Seis legnosi, Born Allah tecnicamente lacunoso, i restanti privi di mordente) l'intero disco fila via che è una bellezza.
O quasi. Vedete, progetti come Laid In Full funzionano solo se gli elementi in gioco risultano ugualmente validi o se uno dei due compensa le lacuna dell'altro. Per esempio, Mind Wars è secondo me eccezionale sia come beat (campionare il soffio del vento è tanto bizzarro quanto azzeccato, specie su una simile linea di basso) che come rime (Erule sarà californiano quanto volete ma deve molto a Big Daddy Kane) e risulta nell'insieme una delle cose migliori del disco; World War I o la divertente How To Break Up With Your Girlfriend peccano rispettivamente per emceeing e per beat, ma la parte migliore trascina l'altra e se ne esce comunque soddisfatti. Il problema si pone quando due cacchine formano una gigantesca boascia, ed è questo il caso dei pezzi di Akbar, di Grand Agent, di Pri The Honeydark (chi?) o del secondo pezzo di Born Allah. Tutti casi, questi, che trascinano in basso un ascolto di per sè già appesantito dalla sensazione di già sentito nonché dalla monotonia delle atmosfere, ed è davvero una pecca che si sarebbe potuta evitare operando, banalmente, una sforbiciata alla tracklist.
A conti fatti non si tratta dopotutto di un peccato mortale e comunque lo si può perdonare viste le scarse ambizioni (spero, almeno) di un simile progetto e, naturalmente, anche perchè vi sono pur sempre quelle tre signore canzoni che giustificano da sole l'esistenza di un qualsiasi Laid In Full. Tuttavia, l'evidente insuccesso commerciale deve aver frustrato non poco il Nostro eroe, che dopo un'infornata impressionante di dischi nel 2001 è poi scomparso nel nulla senza lasciar tracce di sè (eccetto voci di corridoio che lo vogliono produttore house). Ma tant'è, poco importa: intanto questo Laid In Full ce l'abbiamo, e concesso che vada avvicinato senza enormi aspettative direi che vale senz'altro un ascolto.



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