CYPRESS HILL - III: TEMPLES OF BOOM (Ruffhouse/Columbia, 1995)

giovedì 16 aprile 2009

Leggevo tra i commenti di qualche tempo fa di qualcuno che richiedeva la recensione di IV dei Cypress Hill, dato che esso è un disco a cui è molto attaccato in quanto era stato determinante nell'orientarlo definitivamente verso l'hip hop; purtroppo devo anticipare che dubito che ciò avverrà, in quanto non solo sono sprovvisto del suddetto album ma nemmeno sono particolarmente interessato ad un suo acquisto. Però qualcosina in tal senso posso fare: se i Cypress con me hanno completamente perso ogni qualsivoglia motivo di interesse dopo Unreleased & Revamped, non posso certo nascondere che per lungo tempo sono stati tra i miei gruppi preferiti. E tra i loro primi tre album è Temples Of Boom quello che occupa uno spazio particolare nei miei ricordi, tanto più che, trattandosi di un'opera francamente nota e stranota, stavolta più che scrivere la solita recensione preferisco lanciarmi in un amarcord. Abbiate pazienza, ma davvero mi sembra inutile stare qui a scrivere di musica che ha la stessa notorietà -non solo tra gli aficionados- di un Nevermind o un Jagged Little Pill.
Diamo inizio alle danze, allora: quando TOB uscì, nel '95, io avevo da poco compiuto quattordici anni e muovevo i miei primi incerti passi nel mondo del reps. Ma perchè proprio il rap? É presto detto. In primo luogo perchè m'era piaciuto fin dal primo momento in cui Massimo Oldani aveva messo su Nuthin But A G Thang e Gin & Juice al Black Countdown di 101 Network (ebbene sì, il G-Funk me faceva sborra'): avevo dodici-tredici anni ed era stato amore a prima vista, poi confermato dai vari singoli che all'epoca si potevcano sentire per radio come se nulla fosse (Fantastic Voyage di Coolio, Give It Up dei PE, Tonight's The Night di Heavy D & The Boyz o la fichissima Ease My Mind dei Arrested Development...). In secondo luogo perchè leggendo ai tempi Mega Console -giaggià, ero proprio nerd- c'era Matteo Bittanti che ogni mese consigliava (devo dire con ottimi gusti) i migliori album del periodo e a me faceva fico seguire musica che si cagavano in quattro gatti. In particolare -e questo è il terzo motivo- mi piaceva distaccarmi da una vasta fetta dei miei compagni di scuola, che all'epoca spingevano robe che andavano dalla Pausini a Robert Miles, passando ovviamente per il Festivalbar e per le varie Danceteria. Per carità, va da sè che io avevo ascoltato la stessa roba fino al giorno prima (beh la Pausini no) ma a quel punto -con la classica supponenza derivata dal senso di colpa- me la potevo tirare da di più... insomma, oltre che oggettivamente sfigatello ero pure un po' fesso, però la mia passione si stava dimostrando genuina.
In più, da me a scuola c'erano un po' di frikkettoni di vario genere che s'aggiravano per centri sociali e, soprattutto, mezza MDS: Mork su tutti ma anche Flood/Soviet, Clam e ancora qualcun altro. Morale della favola, avevo cominciato a fare qualche visita al Garibba pure io e lì andavano parecchio i Cypress visto che si sfumazzava egregiamente (mica come ora che ci sono la DNB e le droghe strane, o tempora o mores!), ed inoltre all'epoca writing e rap erano parenti stretti ed io puntualmente adoravo ambedue. Infine, nel '96 la Soleluna aveva organizzato un concerto dei Cypress all'Acquatica a cui parteciparono pure gli Otierre e Bassi; benchè fossimo in pieno giugno quel dì piovette di brutto e la serata finì fondamentalmente nella palta; ma io ero contento perchè secondo me così si sarebbe riconfermato lo spirito hardcore dell'hip hop a fronte di quelle convention di froci che erano i concerti di Phil Collins al Palatrussardi.
Comunque, dicevo, erano i Cypress quelli che preferivo. Non tanto per il discorso ganjasovversiiivo,zzio quanto perchè trasmettevano una cupezza ed un immaginario fino ad allora per me inediti. Le atmosfere di Temples Of Boom erano e sono tutt'ora ben rappresentate dalla copertina oltreché dalla musica vera e propria e, pur vendendo milioni di dischi ed essendo dotati di un'indubbia orecchiabilità, non avevano quel sapore da mezzeseghe di un Hammer o dei tremendi 69 Boyz. Il singolo Throw Your Set In The Air, poi, che mazzata non era? Persino oggi quando sento partire il giro di basso immediatamente seguito dal campione vocale straeffettato non posso fare a meno di sentire un brivido, senza nemmeno stare a dire quanto bene ci stia la voce di B-Real.
Anzi, diciamo pure che tutta la prima metà di TOB è da urlo: le singole note di piano mischiate ai canti liturgici di Stoned Raiders, lo xilofono di Gary Burton di Illusions e lo stridio di Killa Hill Niggas (dove RZA fa un'entrata da paura: "Check my dramatics, brains get splattered, dreams shattered/ Sabas [!?!] get blasted for words he packaged") sono cpaci di proiettare l'ascoltatore in un mondo fatto di polvere, umidità e fumi. Pure le successive Boom Biddy Bye Bye e No Rest For The Wicked (un dis invero fiacchetto a Cube che da lì a poco gli avrebbe eterizzati) portano avanti una visione artistica tra le più complete ed originali di tutta la storia del rap, il che peraltro è forse il secondo motivo stante dietro al loro successo.
Poi però succede una cosa strana: il disco si perde o si ripete. Così come a quindici anni raramente mi spingevo oltre No Rest For The Wicked, anche ora che ne ho 28 è più facile che lavori di skippaggi continui fermandomi solo in certe occasioni (Killafornia, Strictly Hip Hop) che non arrivare ad un ascolto completo. Questo perchè la maggioranza dei pezzi numerati da 8 a 15 non aggiungono assolutamente nulla a quanto sentito finora, ed anzi talvolta lo rovinano mediante beat del tutto privi d'ispirazione (Locotes, Everybody Must Get Stoned) oppure platealmente riciclati -vedi Let It Rain, che altro non è se non una bozzaccia di Throw Your Set In The Air. E anche B-Real, che pur incapace non è, giunto al terzo album comincia oramai ad esaurire gli argomenti e a ripetersi sia nelle rime che nei concetti. I fan dei Cypress sarebbero capaci di magnarmese come un'insalata ma, ripensandoci, oggi mi viene da sospettare che oramai la loro forza innovatrice stesse andando spegnendosi e che magari sarebbe stato meglio se si fossero fermati ad un Temples Of Boom opportunamente ridotto in lunghezza. Ma magari sbaglio.
Fatto sta che questo resta comunque un disco capace di intrattenere e pressoché impeccabile nella sua prima parte; certo non è la loro opera migliore ma non ho esitazioni nel consigliarlo a quelle tre persone che sono venute da Marte e che finora potrebbero non conoscerlo. Agli altri, beh, che dire? Predico ai convertiti e se avete la mia stessa età immagino che condividiate buona parte dell'irragionevole affetto che nutro per Temples Of Boom. Tuttavia, a palle ferme, il voto non può che essere quello qui presentato, e scusate l'asciugata ma prorpio non ce la facevo a parlarne come se fosse un album qualsiasi.



VIDEO: THROW YOUR SET IN THE AIR

Cypress Hill - Throw Your Set In The Air (Official Music Video) - Watch the best video clips here

2 commenti:

Anonymous ha detto...

.Hell Yeah!! ero io che awewo richiesto i Cypress Hill.Sono dawwero contento che abbia speso un po del tuo tempo libero nel recensire III.che (SOGGETTIWAMENTE) reputo millimetricamente un po inferiore a IV per semplici motiwi p.e.r.s.o.n.a.l.i....comunque così ancora meglio,in quanto mi premewa + che altro leggere qualcosa da parte tUa su questo gruppo..REISER IN THA FUCKIN' AREA BLESS TWICE FROM FCK SQUAD...p.s. troppo wero quello che hai scritto per quanto riguarda il recensire roba italiana..

Federico ha detto...

E' da poco che sto seguendo il tuo blog. Complimenti perchè si sente che ci metti la passione.
In realtà volevo dire che mi è piaciuto il "back in the dayz" con la cronostoria dell'amore per il reps, sarà che riflette perfettamente la mia. Giusto in un'altra città ma negli stessi anni.
Big up da Bologna.

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