CLIPSE - HELL HATH NO FURY (Zomba/Star Trak, 2006)

giovedì 10 dicembre 2009

Penso, avendo finora raccolto qualche prova, di non essere l'unico a cui il recente album dei Clipse (che a me piace ricordare così) non solo non è piaciuto ma è parso oggettivamente una dipartita dalle peculiari atmosfere che avevano caratterizzato il loro precedente (e acclamato) Hell Hath No Fury; evidentemente il passaggio/ritorno ad una major ha influito sulle scelte non tanto dei testi quanto quelle dei beat. Del resto, non sarebbe la prima volta. Ad ogni modo, la cosa un po' mi spiace perchè è ovvio che io per primo avrei apprezzato un bis qualitativo, ma d'altro canto loro non sono di certo il mio gruppo preferito e pertanto i rimorsi si attestano su livelli abbastanza bassi. Diciamo solo che li reputo due validi MC aventi alle spalle un semicapolavoro, ed è esattamente quest'utlimo ciò di cui mi accingo a scrivere.
Al momento della sua uscita, Hell Hath No Fury mieté tali consensi dalla critica che persino io mi sentii in dovere di dargli un ascolto, pur con tutti i pregiudizi del caso: difatti, assieme a Weezy F. Baby, i Clipse sono forse gli unici artisti capaci di raccogliere il plauso di repponi e hipster, e ciò per me significa generalmente un deficit qualitativo (deduzione basata su fatti empirici). Insomma, il segno che c'è qualcosa che non va. Ed invece, dopo pochissimi ascolti, mi fiondai in negozio e mi feci un regalo di natale di cui ad oggi ancora non mi pento minimamente; riascoltato occasionalmente in questi anni, HHNF non ha perso una briciola dello smalto iniziale e la combinazione tra beat ed emceeing risulta ancor'oggi capace di mantenere desta la mia attenzione come se questi tre anni non fossero passati. Possibile? Sulla carta sì, certo è che tutt'ora mi fa specie pensare che un simile disco possa piacermi come e più di tanti prodotti dei miei soliti reppusi underground.
Insomma: pur non disdegnando in toto i Neptunes, mai avrei potuto pensare che su dodici beat sarebbero riusciti a partorirne ben dieci capaci di piacere persino a me, tra cui sei che reputo addirittura fantastici. Primo fra di essi, in ordine d'ascolto, quello di Mr. Me Too: costituito pressochè unicamente da un rullante secco e da una linea di basso bella pesante, il lavoro maggiore lo fa proprio quest'ultima che, assieme a dei synth certamente freddi (o "plasticosi", direbbero alcuni), conferisce un tiro eccezionale al tutto facendo quasi scordare che, nei fatti, di «beat» nel senso più stretto ce n'è davvero poco. E che dire allora di Ride Around Shining, con il suo break spezzato sulle sole chiusure di battuta e la semplice quano efficace singola nota di arpa che fa capolino giusto per arricchire il piatto? Ma meglio ancora di queste prime due sono Hello New World e la magnifica Keys Open Doors, due basi di grande cupezza in cui la creatività dei Neptunes viene indirizzata su binari ben specifici e con un grande successo: nel primo caso ci sono nuovamente dei synth belli corposi a dare un tono sinistro alle martellanti batterie, mentre nel secondo il posto da «prima viola» viene preso dalla bellissima combinazione data da delle campanelle abbinate ad un coro femminile campionato ed effettato in modo tale da sembrar provenire da un altro mondo.
Infine, più avanti, si chiude con la minimalista Chinese New Year, nuovamente girata sulle sole batterie e su poche scale di synth, e la cover di (o addirittura omaggio a) Mind Playin' Tricks On Me dei Geto Boys, intitolata Nightmares, che difatti campiona Hung Up On My Baby di Isaac Hayes solo che stavolta la rallenta al punto tale da apparire quasi come una strumentale dub.
Insomma, tornando al dilemma iniziale (e skippando qualsiasi commento su Wamp Wamp e Trill, che mi sembrano delle cafonate generiche e manieriste, senza arte né parte), com'è possibile che un cultore del suono più classico apprezzi così tanto dei beat che da quella formula così tanto si distaccano? Uno dei motivi potrebbe per esempio essere dettato dal fatto che qui si fa un uso bello ampio di breakbeat, col risultato che pur aggiungendovi poi synth e quant'altro il tutto alla fin fine suona come dio comanda. Poi c'è anche la questione delle atmosfere: fatte salve le solite Trill e Wamp Wamp, il semplice uso di strumenti diversi dal campionatore vivaddio non riesce a nascondere un mood generalmente cupo, sinistro, e che non concede di fatto nulla all'ascolto facile. Insomma, pur usando mezzi solitamente dedicati per creare le peggio cinghialate della terra, i Neptunes sono riusciti a dare un atglio hardcore al tutto, e dio solo sa come hanno fatto. Last but not least, se prendiamo in considerazione questi due essenziali fattori, a margine potremmo annotare che dopo tanti campioni di soul loopati allo stesso modo, e miliardi di sample di piano o archi, un cambio di stile di tanto in tanto non può che far bene. E questo è esattamente ciò che potrete trovare in HHNF: quello che vi piace nelle sue forme più tradizionali è qui presente in chiave diversa e, a partire dai sei capolavori commentati più sopra per giungere alle altre quattro tracce più che degne (We Got It For Cheap, Momma I'm So Sorry, Ain't Cha e Dirty Money), risulta un connubio pressoché impeccbaile tra tradizione e sperimentazione.
Quanto all'emceeing il discorso va necessariamente allargato ad una piccola serie di considerazioni. Prima fra queste è quella che vuole che se la stragrande maggioranza del materiale del «dirty south» o, più in generale, della roba modaiola fa cagare è perchè a rapparci sopra c'è spesso un incompetente del tutto negletto a mattere insieme due parole. Secondo: sempre nelle categorie di cui sopra, il dramma è che le tematiche non solo sono sempre le stesse (anzi, sempre la stessa: "Sono ricco perchè spaccio con tutto ciò che ne consegue"), ma per giunte vengono affrontate con un vuoto di creatività tale da far impallidire persino Vasco Rossi. Terzo, ma forse un'estensione del secondo punto, il dramma è che tutta quell'autoesaltazione avviene in maniera tale da lasciare del tutto indifferente l'ascoltatore medio; vale a dire che pur non interessandomi in realtà nulla del tuo status socioeconomico, se riesci a propormelo in maniera creativa -mediante metafore o immagini particolarmente suggestive- sono più che disposto ad ascoltarti.
Bene: i fratelli Thornton riescono a fare tutto questo. Poco importa che i loro testi vertano sullo spaccio e sui suoi frutti in almeno il 90% dei casi, il punto è che risultano originali e creativi nel farlo. Hanno stile, insomma, il quale viene per giunta supportato da delle capacità tecniche di per sè non eccezionali ma perfettamente calzanti in considerazione del tema. Le loro spacconerie difatti reggono innanzitutto grazie a sapienti giochi sull'intonazione delle voci, sulle pause e sull'innegabile alchimia esistente tra i due. Il carisma che deriva da queste tecniche contribuisce perciò in maniera definitiva a conferire un senso, una giustificazione, a uscite come "Been two years, like I was paddywagon cruisin'/ The streets was yours, ya dunce cappin' and kazooin'/ I was just assuming you'd keep the coke movin/ But I got one question: the fuck y'all been doing?" E poi, appunto, tanto per tornare alla questione dell'originalità, appare evidente dalle numerose one-liners come i Nostri non rientrino nello standard dei consueti ghettusi: "Break down keys into dimes and sell 'em like gobstoppers", "Pusha push Don P keys with these sounds of crackness/ The black Martha Stewart, let me show you how to do it", "Open up the Frigidaire, 25 to life in here"... sceglietene voi una. oppure ascoltatevi l'intero disco.
A dimostrazione finale poi che i Clipse non sono dei cretini potrei infine citare certe uscite quasi intimiste di Momma I'm Sorry, ma preferisco optare per la rivisitazione di Mind Playin' Tricks On Me, eccezionale a partire dal beat per giungere alle liriche, che rendono un degno omaggio al classico originale recuperandone il senso di paranoia e persino alcuni passaggi: "They're coming for me, they running up/ I'm on my balcony seeing through the eyes of Tony/ They say we homies, but I see hatred/ Don't they know that brotherly love is sacred?/ Niggaz catch feelings, even contemplate killings/ When you see millions, there are many chameleons".
In conclusione: Hell Hath No Fury è un disco eccezionale in sè e per sè, e paradossalmente lo diventa doppiamente se avete un orecchio abituato a nutrirsi di Pete Rock e Premier. La tamarraggine di Pusha T e Malice è in realtà una ricerca di stile che sovente centra il punto, così come l'apparente cafonaggine delle produzioni dei Neptunes alla fin fine non è che una diversa interpretazione degli stilemi a noi (?) tanto cari. L'album è ancor'oggi fresco, mostra evidenti segni di creatività e, soprattutto, intrattiene. Hip hop allo stato puro, insomma. E la sua brevità non fa che aumentarne il valore; certo, peccato per quei due pezzi...




VIDEO: MR. ME TOO

Clipse - Mr Me Too

DJ Robdigga | Video musicali MySpace

9 commenti:

reiser ha detto...

Io sono Tafazzi e tu sei la bottiglia

Anonymous ha detto...

Dov'e' Djmp45 quando serve?

Anonymous ha detto...

A parte che è una bio per nulla aggiornata, ferma forse al 2004, comunque al secondo rigo scrivo anche: "Fantasia, è ovvio: ma (con qualche piccola correzione spazio-temporale) poteva anche andare così... ". Mica mi sono rimbecillito fino a quel punto...

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonymous ha detto...

Cazzo comunque ho sentito ora mr.me too e ho ripreso ad avvertire il solito vecchio odio strisciante per pharrel...ma cazzo non posso ascoltare sto cd...a me pure superthug mi faceva schifo e l'ho sempre considerata alla stregua di i'm blue degli eiffeil 65...e c'era noreaga a rappare mica malice...

Royalesss blesss Ceca

riccardo ha detto...

oh a me certe produzie dei neptunes non dispiacciono nemmeno troppo, però mr. me too non la reggo...boh.

reiser ha detto...

Ah ecco, no non l'ho ascoltata, è un po' che non vo su TROY
Grazie per la segnalazione

reiser ha detto...

Questa, poi...

Anonymous ha detto...

4 e mezzo mi sembra un po' tantino...a rappare i due non son neanche male (tematiche a parte) ma i beat non sono tanto di mio gusto...mi sembrano un po' un riciclo dei vari beat piu' famosi (c'e' un beat che sembra uguale a drop it like it's hot).
in generale i neptunes non mi hanno mai esaltato...anzi...

djmp45

Anonymous ha detto...

si, insomma, non sono totalmente fiacchi diciamo...e ci sono un paio di beat abbastanza belli...

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