MOOD - DOOM (Blunt/TVT, 1997)

giovedì 3 dicembre 2009

[Prima di scrivere la recensione quotidiana, vorrei segnalarvi un'esperienza traumatica avuta ieri sera. Anzi, due: la prima è che la mia ragazza mi aveva annunciato che avrebbe guardato la finale di X Factor -porcodelsuodio- e questo già è pesante di suo; mentre la seconda è che, mentre me ne stavo bello bello al computer a preparare un po' di tracce per l'Encores di quest'anno, mi salta fuori Fiddy. Già, 50 Cent non solo si è esibito a X Factor ma si è pure sorbito tutto il programma che, mi pare, è finito intorno a mezzanotte e mezza. Tremo solo al pensiero del cachet che si sarà giustamente fatto dare. Comunque sia, vi giuro che non sono riuscito a guardare per più di un minuto: ero imbarazzato per la performance di Curtis, va da sè e vorrei pure vedere, ma soprattutto provavo un orrore senza nome per le classiche minchionate da italiani, tipo la Maionchi che faceva le cornine e Morgan che faceva Morgan. Insomma, brutte cose]

Se c'è una cosa nella vita di cui vado fiero e che è parte intrinseca del mio essere, questa è la possibilità di dire a ragion veduta "Adesso arrivi a 'sta conclusione? È una vita che lo dico/sostengo/conosco, razza di pirla che non sei altro". Lo so che è un atteggiamento infantile da primo della classe, ma cosa devo farci? Talvolta la tentazione di calare l'asso è troppo forte, specialmente quando si giunge ad una determinata conclusione anni prima della maggioranza. Nella fattispecie, la conclusione è che il disco d'esordio dei Mood, nonché l'unico della loro carriera, è una autentica chicca: lo dico dal '97, da quando -dopo aver letto la rubrica «Regional Steelo» su un numero della Source di quegli anni- comprai quest'opera a scatola chiusa senza grosse preoccupazioni. In fondo era il '97 e la media qualitativa delle opere era ben più alta che non adesso, per cui potevo anche permettermi di spendere quelle trentottomila lire per un disco andando a culo. Ebbene, pur tenendo conto degli standard elevati dell'epoca, canzone dopo canzone il loro Doom mi fece un'eccellente impressione e contribuì a farmi conoscere Talib Kweli prima, e Hi-Tek dopo: difatti, se oggi si parla ancora di quest'album, è anche perchè esso segnò l'esordio di due dei nomi più noti all'interno della cerchia dell'hip hop. Talibbo infatti appare in qualità di ospite su ben cinque canzoni, rivelandosi dunque ben più di un semplice ospite, mentre Hi-Tek produce in tutto nove beat, cioè la metà esatta dell'opera.
Ma non bisogna sottovalutare i membri ufficiali dei Mood: primo fra tutti il beatmaker Jahson, che dimostra avere delle qualità decisamente buone, e gli MC Donte -ora scomparso dalla scena, se non sbaglio- e Main Flow, quest'ultimo già molto più conosciuto per aver prodotto negli anni successivi diversi solisti di mediocre fattura ma all'epoca reputabile come oggettivamente competente. Il trio difatti ha il merito indiscutibile di aver creato un album coeso, particolare nel suono e con diversi sprazzi di originalità nei temi pur provenendo da un buco di culo di città come Cincinnati, da dove l'imposizione su un mercato allora dominato fondamentalmente da due sole città sarebbe potuto avvenire più facilmente scopiazzando a tutto spiano. E invece pezzi come Esoteric Manuscripts, Karma, Info For The Streets, Nuclear Hip Hop o Peace Infinity sono frutto di una visione artistica molto chiara e nella pratica piuttosto originale, a cui poi vengono chiamati a contribuire ospiti validi che però offrono la cosiddetta ciliegina sulla torta e non l'apporto fondamentale. Se infatti Doom suona dichiaratamente come un frutto della costa atlantica, credo che sia innegabile -per chiu ha l'orecchio allenato- non notare comunque una diversità nei suoni rispetto a quel che tirava nell'underground nuiorchese dell'epoca.
Innanzitutto perchè il fil rouge di Doom, cioè una visione distopica e paraapocalittica della società, sempre vista sotto la lente della prospettiva afroamericana, non è fondata su letture (distorte) o aneddotica varia fondata su Behold A Pale Horse, ma verte casomai più sul terreno religioso o mistico. Certo, non si risparmiano frecciate al governo e a pratiche più che discutibili degli organi esecutivi e legislativi, ma il taglio che conferiscono i nostri eroi a ciò si avvicina di più allo stile del Wu che non a quello dei Public Enemy o degli X-Clan: non a caso l'esempio principe di ciò, Illuminated Sunlight, vede come ospiti proprio i Sunz Of Men -che difatti risultano combaciare perfettamente con la visione dei Mood: "My niggaz lie in jail but can't wait to try and kneel/ Elevatin' the higher stimulation of dying brain cells/ I'm dead? I can't tell, yo my think-tank is swelled/ The indivisible invisible bank sales, through outputs/ I smuggle my views without hooks/ Educated myself work for delf without books or school, it takes an idiot to educate a fool". Insomma, più che esporre punto per punto le loro critiche, essi giocano sul terreno apparentemente più facile della creazione di atmosfere e, devo dire, il più delle volte ci riescono; ci riescono così bene che, se non fosse per gli occasionali excursus che fanno nel mondo dell'hip hop inteso nel senso più stretto, il tutto risuòlterebbe davvero pesante. Ma vivaddio ci sono cose come Info For The Streets, Industry Lies o Nuclear Hip Hop in cui la focalizzazione contenutistica viene spostata, anzi, traslata su un terreno fatto più di rime e critiche allo stato del rap (credevate mica che dodici anni fa fossero tutti contenti, no?) che alla cupezza del mondo in cui viviamo.
Ora, mi rendo conto che la descrizione verbale dei contenuti possa risultare vaga e/o approssimativa; del resto, però, questo testimonia una loro originalità compositiva e conferma quanto scritto in merito alla loro propensione a procedere per immagini più che per vere e proprie tesi. E se questo approccio alla fine funziona, ciò è ovviamente dovuto ai beat, che perlopiù calzano a pennello alle liriche ed anzi le mettono addirittura in risalto. Ciò avviene sia che si campioni i sempre sinistri suoni del xilofono vibrafono di Gary Burton in Esoteric Manuscripts (Olhos De Gato si è peraltro sentita anche in Black Gangstas di Capone 'N' Noreaga), sia che si prenda Don't Let Me Be Misunderstood di Nina Simone e le si appoggino delle batterie belle secche e pesanti come avviene in Karma; e dove in Sacred Jahson da una sua reinterpretazione dell'"effetto goccia" reso celebre da Come Clean pur adoperando un altro sample, Hi-Tek si prende la libertà di aprirsi al Premier più allegro grazie ad un eccellente loop di piano in Info For The Streets (oltre a rappare una strofa davvero notevole). Ma c'è di più: che dire delle atmosfere arabe date dai flauti di Secrets Of the Sand, che si pongono in netto contrasto a quelle più gotiche di Vision pur senza farvi a pugni? Insomma, per farla breve, pur restando fermo un mixaggio non esattamente eccelso ed una certa datazione del sound, devo ammettere che ancor'oggi le produzioni di Doom non solo danno la paga a buona parte dell'undergound dell'epoca ma anche a tanti nomi all'epoca ben più blasonati.
Peccato allora solo per due cose: la prima che l'opera è piuttosto lunga e non sempre di qualità eccelsa; difetto perdonabile, ma una sforbiciata alla tracklist di tre o quattro unità secondo me avrebbe aiutato. La seconda invece concerne puramente la bravura degli MC, i quali sono sicuramente più che degni di stare su questi beat ma purtroppo non sono di una bravura tale da poter portare quest'album nell'Olimpo delle opere del 1997. Poco male: anche così com'è, Doom resta un disco davvero godibile, bello e, nei limiti impostigli dall'età, originale: siccome ancora lo si trova, vi suggerisco di sganciare queste due lire e farvi un regalo per natale.
A proposito: mi son preso qualche giorno di ferie, perciò fino a mercoledì non ci vedremo più; buoni concerti/festeggiamenti ecc., quindi, und an alle meine ung. 50 Deutschen Leser: fröhlichen Nikolaustag.




VIDEO: KARMA

7 commenti:

reiser ha detto...

Beh ma è una discografica italiana. che in quanto tale a momenti ti considera Claudio Villa come lo zenith della trasgressione

Comunque sia, dopo aver visto e/o sentito le tre magnifiche proposte di finalisti, il prossimo che mi dice "A X Factor c'è gente BRAVA, altro che Amici" si becca un bitchslap in più rispetto ai dieci che gli avrei dato per pure questioni di principio

Imperdibile la posse cut delle tre puttane wiccan cuneensi (oh da lì, nei scorsi 50 anni, solo il peggio) con quello smandruppato di Macs Pezzali, giuro che stavo ripassando al computer Torae e mi son fermato per sentire meglio.

Magic Johnson ha detto...

si si ma la mia voleva essere proprio una critica ai discografici italiani... poi ti stupisci che investono su nesli...

reiser ha detto...

Fantastico, c'è anche il diario stile Jack Frusciante È Uscito Dal Gruppo... dopo "voglio perdermi nel mondo" ho deciso che fino alle 18:30 me li guardo tutti:
http://iosononesli.it/2009/11/12/emozioni/

Magic Johnson ha detto...

devo proprio leggerli? non posso ridere sulla fiducia e risparmiare vita?

MF Ema ha detto...

Questo mi mancava, sento ;)

Anonymous ha detto...

recensisci star child di o.c....mica non l'avrai?

reiser ha detto...

Starchild ce l'ho ma mi fa due palle così... preferirei invece recensire The Diesel di Double AB, che mi è abbastanza piaciuto, ma finché non lo trovo sotto ai 15€ non se ne parla

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