DIAMOND D - HATRED, PASSIONS & INFIDELITY (Mercury, 1997)

martedì 16 febbraio 2010

Come ogni anno, i mesi che vanno da gennaio a marzo tendono ad essere piuttosto poveri di uscite interessanti e di conseguenza risultano anche i migliori per rinfrescarsi la memoria con gli ascolti delle vecchie glorie. E se ultimamente mi sto ripassando i primissimi anni '90 -vedi la recente recensione di Stunts Blunts & Hip Hop- non mi disgusta andare a riprendere in mano le opere minori di artisti oggigiorno altamente quotati. È questo il caso di Hatred Passions & Infidelity di Diamond D, album noto oggigiorno più per la difficile reperibilità che per i contenuti musicali (una delle tante distorsioni dell'idolatria nei confronti deigli anni '90, IMHO).
Esso è la seconda opera solista dell'obesoide del Bronx e, uscito a ben cinque anni di distanza dal precedente, all'epoca lasciò l'amaro in bocca a molti estimatori del suddetto che ne denunciarono l'anonimità del suono ed una pur relativa mediocrità. La Source gli appioppò tre microfoni e mezzo, certo, ma non si può nascondere che se si mettono insieme la bontà del suo primo disco nonché l'eccellente qualità delle produzioni fatte conto terzi negli anni tra il '92 ed il '97 (cito solo il remix di Soul On Ice, The Score dei Fugees, Da Fat Gangsta di Fat Joe) le aspettative avrebbero dovuto ricevere ben altra soddisfazione che non una raccolta di beat e liriche francamente accettabili ma non molto di più. Ad onestà del vero -sia detto- a me questo disco all'epoca piacque ben più di quanto non sia disposto ad ammettere, ma col tempo mi è bastato imparare a conoscere Stunts Blunts & Hip Hop e le tante altre produzioni di D per farmi cambiare giudizio fino ad arrivare alla conclusione, magari un po' ingenerosa, che di tutte le opere firmate D.I.T.C. degli anni '90 questa è una delle più deboli.
Possibile? Certamente sì, soprattutto se si nota fin troppo un ammorbidimento dei suoni e delle atmosfere che non si confa troppo ad un membro della prestigiosa crew nuiorchese. Intendiamoci, Diamond D è sempre stato quello con il flow più rilassato e l'attitudine più pimpaiola, e di conseguenza ha un senso che lui non rappi costantemente su beat pestoni à la Big L o A.G. Epperò, quando nel corso di un unico album ci s'imbatte nella fiacca J.D.'s Revenge -tragico il ritornello cantato ed i relativi muggiti di sottofondo di Gina Thompson- nella revivalistica Can't Keep My Grands To Myself (sulla quale ci vedrei bene un Ma$e, per dire) e, soprattutto, nell'angosciantemente manieristica Cream 'N' Sunshine, dove a fianco del solito tremendo ritornello cantato si arriva al campionare alla cazzodicane Moonshine di Rick James, beh... allora c'è un problema, e bello grosso anche. Problema grosso che rischia di diventare enorme in un nonnulla quando ci accorgiamo dello sbilanciamento qualitativo del disco: HP&I comincia infatti bene con Flowin', cresce con MC Iz My Ambition, prosegue liscio con No Wonduh e l'originale di Hiatus (che non è di molto inferiore all'eccezionale remix, sia ben chiaro); fa una pausa di tre canzoni in cui includo anche la deludente Painz & Strife con un Phife decisamente loffio, e poi giunge finalmente al piatto forte del menu, ossia la straordinaria 5 Fingas Of Death (su cui ritornerò più avanti). Bene: da lì -nona tarccia- fino all'eccellente Epilogue, il nulla o quasi. Vale a dire che magari Gather Round, Never o This One sono anche carine e si lasciano ascoltare, ma io da Diamond D mi aspetterei qualcosa più che un semplice "carino". Anche perchè se prendiamo questi suoi pezzi «meh» e li paragoniamo a canzoni curate da artisti meno noti e/o celebrati, ad esempio i Blahzay Blahzay, notiamo uno scompenso qualitativo decisamente sospetto. Insomma, non ci siamo: manca l'estro, la freschezza, il tocco di classe mostrato invece più e più volte in quasi tutte le sue produzioni antecedenti quel fatidico 1997.
Ma per quanto un po' opacizzato, un talento naturale come Diamond D non può scomparire così allegramente: e difatti a ricordacelo più che qualsiasi altra traccia c'è la stupenda 5 Fingas Of Death, una delle posse cut più potenti mai eseguite dalla D.I.T.C. in cui a fare il ruolo del leone è un Big L assolutamente strepitoso (piccolo caveat: non è prodotta dal Nostro, bensì da Kid Capri). La sua strofa è uno dei migliori esempi di thuggery mescolata a liricismo ed esibizione di puro stile, come New York vuole e, più ancora dell'attacco ("Check it, I stay jewel'd up, pockets swelled up from banks I held up/ Plenty bitch-ass niggas Big L stuck") è la chiusura a ricordarci della grandezza di Lamont Coleman: "Your faggot ass better stick to dancing/ Don't even look at me I might break your jaw just for glancing/ That's right, in '97 Harlem kids is blowing/ And we don't trip, we all let a bitch starve til her ribs are showing". E questo a fronte di strofe comunque ottime da parte degli altri ospiti, O.C. e A.G. su tutti.
E sempre restando in tema di emceeing, va detto che se contenutisticamente Diamond D è rimasto tale e qual'era nel '92, tecnicamente è migliorato (soprattutto come struttura metrica e dizione) e sovente è il suo stile a risollevare le sorti di un pezzo oppure a renderlo genuinamente bello. MC Iz My Ambition, ad esempio, godrà sì di un immancabile sample di David Axelrod e di un ritornello semplicissimo ma capace di marchiarsi a fuoco nella memoria, ma a renderla un piacere per le orecchie contribuisce proprio il flow cadenzato di Diamond. Idem dicasi per la sottovalutata Hiatus originale, oppure l'altra hit del disco, cioè la conclusiva Epilogue, in cui il nostro gioca con le parole per un buon quattro minuti filati, e dove il cupo ed elegante campione di vibrafono conferisce all'insieme la tipica ciliegina sulla torta.
Conclusione: mi scoccia rimangiarmi opinioni o idee, anche se queste nacquero in tempi in cui le mie conoscenze ed i miei gusti erano sviluppati meno di un decimo rispetto ad oggi (mi gioco così la dottrina dell'infallibilità, sapete), ma in questo caso il revisionismo è d'obbligo. Fermo restando che Hatred Passions & Infidelity contiene delle buone cose ed anche due pezzi ottimi, è anche vero che rispetto anche solo ad un Awakening ciò che manca è la brillantezza ed il taglio personale. L'ha prodotto Diamond ma poteva produrlo chiunque, all'epoca, non so se mi spiego. Perciò da un lato vi consiglio di dargli un ascolto a sgunfio, casomai non l'aveste già fatto, e dall'altro vi sconsiglio fortemente di spenderci più dei soliti quindici yuri casomai lo doveste trovare in giro.




VIDEO: THE HIATUS

3 commenti:

Anonymous ha detto...

ce ne sono due su discogs a 9£..non mi sembra proprio irreperibile...
si big red non e' sto gran rapper , il beat di diamond d pero' mi ha sempre pigliato bene.

djmp45

Antonio ha detto...

non più di un Jamal o di un Nine, per dire

Eh, allora siamo messi bene...

MAK ha detto...

Dal momento che i CD si trovano oggi a prezzi impensabili (alcuni a 0,5 $ NUOVI) io pretendo che sull'usato ci siano prezzi adeguati. Spendo più volentieri 20$ per il nuovo che 10$ per l'usato, su internet. Non sai MAI che cazzo di usato ti arriva...

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