MISSIN' LINX - EXHIBIT A (Loud, 2000)

martedì 27 maggio 2008

Ad eccezione di alcuni rari casi -collocati comunque tutti nel cosiddetto underground- l'EP è un formato di registrazione usato assai poco. Solitamente lo si utilizza per riempirei tempi morti tra un LP e l'altro, oppure lo si favorisce quando si tratta di raccogliere una serie di tracce che altrimenti non potrebbero venire incluse in un progetto di lunga durata. Definire il caso dei Missin' Linx è un po' problematico perchè da un lato non hanno mai fatto seguire a questo Exhibit A nessun altro prodotto, e dall'altro però nemmeno hanno all'attivo chissà quale discografia -almeno come gruppo.
Specifico "come gruppo" in quanto, se presi singolarmente, i membri del trio (Al Tariq, Black Attack e Problemz) sono dotati di curricula di diverso spessore. Primo fra tutti Al Tariq, già membro dei Beatnuts e presente sul loro primo album oltre che su Intoxicated Demons, in seguito autore di un mediocre solista nel '96 (che però conteneva la bbbomba Crime Pays) e poi, ovviamente, fabbrica vivente di ospitate e 12" sparsi. Il secondo membro, Black Attack, è quello che meno mi piace e dunque colui sul quale sono meno ferrato: di certo c'è che lo si è visto ospite su svariati dischi (God Connections, i tre di DJ Honda, Loyalty degli Screwball ecc.) oltrechè autore di un paio di singoli non fondamentali. Last but not least c'è Problemz, a mio avviso il più interessante del trio, il quale esordì su un paio di tracce contenute nel primo DJ Honda ed in seguito facendo sporadiche apparizioni su tutta una serie di album altrui (mi piace ricordare quelli dei Beatnuts è l'ottima Society, sua traccia solista sul primo Lyricist Lounge) in maniera non dissimile da quanto fatto dagli altri colleghi. Nel '98, però, recuperai un singolo in vinile che riuniva i tre e li vedeva impazzare su due tracce: la discreta Lock'd D (prodotta da Necro) e l'ormai storica M.I.A., primo pezzo in assoluto (che io sappia) a campionare quella The Edge di David McCallum che Dre rese celebre con The Next Episode -e non è per partigianeria underground che la reputo la versione migliore. Inutile dire che, dopo questo primo favorevole impatto, come addocchiai questo EP lo feci mio e solo data la scarsa durata non posso dire di averlo consumato.
Ora, trattandosi davvero di pochi pezzi (sei in tutto), preferisco partire dalle note negative e togliermi il dente. La prima di queste è data dall'inspiegabile motivazione di includere M.I.A. ed al contempo di escludere Lock'd D: allora, o non ne metti nessuna perchè si tratta di tracce vecchie, oppure le inserisci ambedue e, così facendo, almeno allunghi l'opera con del materiale di qualità. Anche perchè bisogna considerare il genere musicale -nel rap è norma creare dischi di 16-18 pezzi- seguendo il quale mettere insieme solo sei canzoni è davvero un po' poco... era troppo chiedere uno sforzo in più? In più, a parte questo, poi, That's That è qualcosa di francamente loffio: a voler essere gentili si può definire il beat come "anonimo", ma in realtà si tratta di una cacata pura e semplice. Aggiungiamoci un ritornello che nemmeno al Cottolengo e voilà, ecco pronti e serviti 3'40'' di inutilità e/o fastidio.
Messe alla sbarra le mancanze, è il momento di passare ai punti forti di questo Exhibit A, precisando che il criminale autore di That's That -tal DJ Emz, rivisto di recente su Bodega Chronicles- si redime con la valida Hotness: qui, un campione di archi "tirato" (ma potrebbe anche solo essere un synth) dall'atmosfera parecchio darioargentiana viene efficacemente contrapposto a un ritmo tirato parafunkettone, col risultato che sembra di sentire i Goblin riadattati in chiave reppusa. E, come del resto nell'intero EP, gli MC non deludono; fermo restando che non viene esplorato nuovo terreno nè come contenuti nè come stile, ciò che funziona in modo eccelso è l'alchimia tra i tre, cosa decisamente importante dato che in tutti i pezzi questi si scambiano frequentemente il microfono, e venir meno in questa abilità avrebbe compromesso irrimediabilmente l'esito complessivo dell'opera. Ciliegina sulla torta è il featuring di JuJu dei Beatnuts, che per quanto si dedichi al solo ritornello, aggiunge un quid che non dispiace affatto ed anzi aumenta il valore della traccia. Lo stesso ruolo viene affidato a Freddie Foxxx, che su un beat di Alchemist vecchio stile (bei tempi) dal piglio orchestrale, infonde ulteriore energia al tutto (a proposito: già che c'erano potevano direttamente includere il remix). Infine, per quanto sia abbastanza chiaro che a fare da padrona su tutte vi sia M.I.A., e per quanto non meriti di essere esclusa dagli elogi la bella Ain't Nothin', la seconda miglior traccia è What It Is: la semplice produzione di Necro (sostanzialmente un giro di basso a far da melodia) è stranamente scevra della per lui consueta atmosfera uggiosa, ed anzi tende quasi alla ballabilità. Per giunta, questa sua essenzialità consente ai tre di rigirarsi il microfono come meglio par loro e, soprattutto, a far risaltare al meglio le loro capacità.
Capacità, queste, che sono difficili da mettere in discussione: Problemz ha una tecnica ottima ed una bella voce baritonale e sicuramente è il più "lirico" dei tre; Al Tariq gli è simile per competenza ma favorisce una metrica più classica, mentre Black Attack ha... boh, ha uno stile cantilenato che trovo fastidioso, senza poi contare che se la viaggia più sul genere "chiudolabarraquandomitirailculo" che sul rigore -il che va anche bene se a farlo è un Pharoahe Monch o un Masta Killa, ma personalmente trovo lui un po' poco capace e carismatico per potersi permettere certe libertà. Gusti, suppongo.
Sia come sia, come si può notare dalla mole di materiale che son riuscito a partorire per sei misere tracce, Exhibit A m'è assai piaciuto (aggiungo che sono sommamente dispiaciuto che non sia uscito un album e che anzi si sia preferito partorire quella formidabile minchiata che è Big City). Eccetto That's That non ho nulla di fondamentale da contrapporre all'opera, se non che questa è troppo breve, perciò, in teoria, dovrei attribuirle un voto alto. Epperò, metti insieme quei due o tre difettucci e spalmali per i miseri ventitré minuti e trentatrè secondi di durata, e ti rendi conto che la coperta è troppo corta. Ciò nondimeno, recuperare questo EP è consigliabile, vuoi anche perché ci sono almeno quattro pezzi che non sfigurerebbero all'interno di nessuna compilation casalinga e non.



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