LORD FINESSE - RETURN OF THE FUNKY MAN (Giant/Warner Bros, 1991)

mercoledì 27 agosto 2008

Benché io sia -musicalmente- un figlio del '94 e quindi faccia generalmente fatica a digerire l'hip hop precedente al '92, ogni tanto trovo il disco che, contro ogni aspettativa, riesce a mantenere vivo il mio interesse anche dopo la quinta traccia. E' il caso di questo Return Of The Funky Man, da me reperito in piena ignoranza dopo aver scoperto -con qualche ritardo- Finesse nel '96 grazie a The Awakening, foriero di un'immensa delusione iniziale: pensate, avevo appena scoperto che dal '91 al '95 il suono nuiorchese era cambiato e di parecchio, e lo scoprivo nel modo più brutale possibile. I beat erano più veloci, basati al 90% su break, i campioni suonavano verdonianamente "sstrani" (e fu così che scoprii anche il funk)... insomma, capirete che a 14 anni beccarsi una (presunta) sòla di questo genere sia spiacevole, anche in considerazione del fatto che per me comprare un CD allora corrispondeva a rinunciare a qualsiasi altra cosa per due o tre settimane. Fortunatamente il tempo però passa, uno cresce e magari si ritrova a 19 anni a dare una seconda chance a quelle che in precedenza erano state bollate come cacate; e mentre per alcune di esse il giudizio rimane invariato, per altre l'opinione va via via sgretolandosi cosicché ci si può ritrovare qualche anno dopo con in mano una chicca da riascoltare di tanto in tanto, invecchiata come il vino malgrado tutto.
Per dirne una: eccetto certi modi di dire dell'epoca ("I'm Audi" il più folkloristico) o alcuni riferimenti che fanno sorridere (ad esempio "I'm futuristic like *tecnologia vetusta*"), Finesse al microfono è sempre affidabile. Senza dubbio è il produttore in lui il primario motivo d'interesse, ma se si considerano diversi suoi colleghi non si può negare che in quanto a rime, metafore e più generalmente inventiva tout court il Nostro se la cavi più che bene; detta in poche parole, non sfigura come ci si aspetterebbe nemmeno di fianco ad un Percee P o ad un A.G., ed anzi riesce a mantenere alta l'attenzione dell'ascoltatore per tutto l'album grazie ad un sapiente dosaggio di tecnica, creatività ed umorismo. Ciò va ovviamente a scapito dei contenuti, che resteranno sempre nella comfort zone dell'autoesaltazione, ma è indubbiamente meglio buttarsi a fondo in ciò che si sa fare anziché creare pretenziose fetecchie. Ora, non avrebbe senso citare questo piuttosto che quel verso: mi limito a dire che se si esclude l'inevitabile ridondanza di un simile approccio, Return Of The Funky Man è capace di sorprendere ancora oggi, specialmente grazie a tracce come I Like My Girls With A Boom, Yes You May (sì sì, il remix è più bello ma anche sticazzi), Fat For The 90's, Kicking Flavor With My Man o Funky On The Fast Tip.
E se ciò avviene, in questi casi (ma anche altre come Praise The Lord o Isn't He Something eccetera eccetera) è perchè Finesse è sempre stato un produttore con due coglioni così, capace non solo di creare beat di qualità ma anche di saperseli scegliere efficacemente. Ora, nel '91-'92 non esisteva ancora un "vero" suono della D.I.T.C. ed in questo album, come del resto anche in Runaway Slave o Stunts ecc, ciò che viene fatto è perfezionare o modificare lievemente i trend in auge in quell'epoca. Il che però non significa in questo caso semplicemente scegliersi quanti più campioni di James Brown possibili (e comunque ce ne sono) o incollare microloop e suoni per fare il verso alla Bomb Squad, bensì traghettare -nei fatti- i suoni di fine anni '80 verso le ben più lente atmosfere degli anni '90. E se questo merito va secondo me riconosciuto specialmente agli EPMD, nemmeno si può escludere che nel suo piccolo anche Finesse si sia mosso in questa direzione con successo. Guardiamo ad esempio Praise The Lord (che è un pezzone a prescindere) e paragoniamola a Party Over Here: nell'arco di poche canzoni si passa da un'epoca all'altra quasi senza soluzione di continuità e, ça va sans dire, poco dopo si ritorna alla precedente. Non un LP di rottura, quindi, ma una sorta di traghetto dove certamente si riutilizzano i sempre efficaci break e quant'altro, ma dove comincia a farsi notare sempre più la tendenza a loopare segmenti più lunghi attinti magari da qualche roba soul o fusion. Doppio chapeau, poi, se si vanno a paragonare le sue creature a quelle di alcuni dei colleghi ospitati sul disco: a prescindere da questioni di qualità, l'unico a seguirlo in questo percorso dietro è Diamond D, mentre sia i californiani Aladdin e SLJ che Showbiz sono ancora parecchio legati al sound degli anni precedenti.
Vorrei poter conoscere meglio la musica per proseguire oltre ed in maniera più chiara in questo discorso, ma non essendo abbastanza competente per farlo devo prosaicamente limitarmi a suggerirvi uno o più ascolti di Return of the Funky Man. I nonnetti che ogni tanto passano di qua avranno senz'altro già memorizzato l'album e pertanto non starò certo a predicare ai convertiti, quindi il mio consiglio è rivolto ai miei coetanei o comunque a chi tende a nutrire grande diffidenza nei confronti della musica antecedente il '93: occhio perchè rischiate di perdervi qualcosa.




VIDEO: RETURN OF THE FUNKY MAN

3 commenti:

sgarbi ha detto...

"rap without Finesse it's like NBA without Jordan"
da avere originale assolutamente altro che scaricare!

reiser ha detto...

Chissà se ancora si trova, io mi ricordo che l'avevo pagato un cazzo da nuovo, ma roba tipo 6 o 7 marchi

Antonio ha detto...

Fai bene a sottolineare la bravura del produttore, ma all'epoca Finesse era anche uno dei rappers da battaglia piu' temuti, eh.
E senza Finesse non ci sarebbe stato Big L, per dirne una...

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