FINALE - A PIPE DREAM AND A PROMISE (IM Culture, 2009)

lunedì 25 maggio 2009


[Tanto per essere chiari: dopo aver ascoltato il suddetto album anche ieri mentre facevo le pulizie in casa, mi son detto: col cazzone che seguo la vox populi, per cui beccateve Finale e statevene buoni]

Nella sezione dei commenti di Funcrusher Plus un commento recita così: "se poi ci si infossa sempre sulla prima metà degli anni novanta si mummifica l'hip hop". D'accordo, in quel contesto m'è parso un po' buttato lì, ma la validità dell'argomento è innegabile. È però altrettanto innegabile che il rapporto quantità/qualità odierno impallidisce di fronte a quello del sopracitato periodo e perciò spesso si è portati ad una nostalgia secondo me comprensibile; del resto basta vedere lo stato comatoso in cui versa l'hip hop underground in questo 2009 (del mainstream m'importa assai poco, lo sapete) che, mi piace ripeterlo, è un anno di stanca come non si vedeva da almeno sette anni.
Ma grazie a dio persino noialtri che stiamo vegliando sul comatoso ogni tanto riceviamo un piccolo segno di vita e, nell'anno corrente, il primo (in ordine cronologico) è secondo me questo Pipe Dream And A Promise. Nuovamente è Detroit a presentare un cocktail che, nella migliore tradizione afroamericana, è caratterizzato da un profondo sincretismo capace di prendere alcuni elementi del passato e riattualizzarli suonando fresco anche alle orecchie di un criticone quale il sottoscritto. Del resto, avendo a disposizione beat di Dilla, Black Milk, Flying Lotus, Wajeed dei Triple Pied Pipers e altri ancora, la cosa non dovrebbe stupire. Ebbene sì, di nuovo sono i produttori a dare una marcia in più ad un MC che altrimenti sarebbe solamente bravo. Sempre a proposito di questo aspetto vorrei fin da ora sostenere che, contrariamente all'opinione espressa da Antonio nell'ultimo numero di Superfly, che lo definisce solo "competente", io trovo che in realtà il Nostro dimostri un'abilità tecnica ed un approccio nella scrittura sicuramente superiore alla media; per esempio, paragonato a Phat Kat (che apprezzo, sia ben chiaro), Finale è infinitamente più bravo, Lo dimostrano facilmente pezzi come Issues o Jumper Cables, in cui si nota la pulizia dell'esecuzione mescolata ad intrecci sillabici che però, diversamente dall'uso classico à la Kool G Rap, vengono ibridati con pause ad effetto, stiracchiamenti delle parole, enfasi nell'enunciazione e complessivamente tutto un armamentario di trovate stilistiche decisamente contemporaneo. Vogliamo poi aggiungere che è sua abitudine variare frequentemente lo schema metrico senza alcun problema né per lui e men che meno per l'ascoltatore, come ad esempio in One Man Show? Ecco: al lordo di queste considerazioni posso dire che il risultato non sarà magari originale, questo no, ma sicuramente è godibilissimo specie alla luce di come questo riesce a fondersi col mood delle basi.
Non aspettatevi però la creatività di un Elzhi, perchè Finale in fondo è contenutisticamente abbastanza nella norma: esperienze personali, un po' di sana introspezione, amore per l'hip hop, lo struggle di ogni giorno... insomma, nulla per cui valga la pena di sperticarsi in elogi, tuttavia l'esecuzione è abbondantemente precisa per relegare in secondo piano questa (paradossale?) carenza di carisma. Promosso, quindi; non con la lode, ma pur sempre con un voto alto.
Dove invece sarei pronto a regalare cattedre è nel versante dei beat. Come già detto, Detroit nuovamente stupisce nella sua capacità di essere eterogenea ed al contempo di mantenere un'identità immediatamente riconoscibile. Poco importa poi se un Nottz è della Virginia o un M-Phazes australiano, sia per loro sforzo personale che per la visione artistica espressa con grande maturità da Finale, il suono di Pipe Dream è Motor City al cento per cento. Del resto, lo stesso alfiere di questo sound -parlo ovviamente di Dilla- sapeva muoversi con destrezza tra lento e veloce, tra ruvido e soave, per cui non si fa fatica a ricondurre alla città i synth sporchi di Black Milk come il leggero campione di piano e sax (che onestamente fa un po' colonna sonora da soft porno, va detto) di Oddissee. E, al di là della diversità delle atmosfere conferite da ciascuno dei produttori coinvolti nel progetto, la chiave della eterogeneità dell'insieme sta nella -purtroppo spesso sottovalutata- programmazione delle batterie, sempre diversa e quasi mai scontata.
Prendiamo ad esempio il rullante quasi inutilizzato del primo beat di Arrival & Departure, al quale viene favorito un utilizzo del basso come se facesse parte della sezione delle percussioni, e paragoniamolo all'uso più tradizionale fattone in Jumper Cables: due mondi completamente diversi. Basterebbe questo a rendere godibile l'ascolto. Ma poi, in aggiunta a ciò, ci sono anche i campioni, che possono includere synth e suoni elettronici in generale così come campioni soul e funk (Pay Attention è una bomba e ricorda il miglior RJD2, non dico altro) senza per questo dare un'idea di schizofrenia acustica al tutto. Insomma, non chiedetemi come, ma l'incastro finale tra traccia e traccia è di una perfezione tale da consentire l'ascolto in loop di tutto l'album, soprattuttto perchè non esiste, ma davvero non esiste un pezzo che sia meno che bello.
Difetti? Uno solo: i milioni di interludi sparsi dentro alle tracce, che francamente spaccano i coglioni più del lecito già al secondo ascolto, sia perchè poco ce ne po' frega' del "cosign" Prince Whipper Whip ma soprattutto perchè questi spesso sono "strategicamente" inseriti a metà canzone. WTF!?!
Ma a parte questa balzana idea, ammetto di essere in tutto per tutto entusiasta di fronte a Pipe Dream: veramente, veramente molto bello. Se non gli do un quattro e mezzo è solo perchè ho la coda di paglia (so cioè di essere un tantinello fanatico del sottogenere) e poi perchè l'unica cosa a cui non ha ancora risposto è stato la questione inerente la longevità, fondamentale per raggiungere lo status di eccezionalità. Le premesse comunque ci sono: casomai ci riaggirneremo tra qualche tempo. Nell'attesa, non fatevi sfuggire quest'opera per nessun motivo. Non ci sono scuse. E con questo intendo dire che ci dovete investire dei soldi; se non si spendono per gente simile allora può solo significare che gentaglia come Wayne ce la meritiamo.


5 commenti:

Anonymous ha detto...

si ma infatti ho aggiunto"per quanto possa essere piacevole ascoltare e riascoltare qualunque cd di quel periodo"...so che è giustificata la nostalgia verso quel periodo anzi anche io la condivido,però non capisco il senso dell' essere ostili immotivamatamente verso bei cd come funcrusher...questo era solo per puntualizzare...cmq riguardo allo "stato comatoso del 2009" dico che se si continua così a gennaio diremo che il miglior disco di quest'anno è stata la ristampa di funcrusher(arieccolo)...oppure vuoi vedere che il cd di danno-artificial kid st'anno fotte i colleghi americani?
ai posteri l'ardua sentenza

Anonymous ha detto...

se è firmato da tutti i membri dei co flow e della boot-camp e da j rock allora lo compro

reiser ha detto...

LOAL ROFFLE LULZ e quant'altro offra lo slang di internet per chi spende quella somma
Ho persino visto Violent By Design a 150$, robe da matti

MAK ha detto...

I prezzi "internettati" sono fantastici... Una volta misi O.D.B.E.P. nel carrello di Amazon (costava 20 sterle) con l'intento di lasciarlo lì qualche giorno mentre trovavo il tempo di ricaricare la postepay. 3 giorni dopo i FIGLI DI PUTTANA alzarono il prezzo a 75 sterle (!!!). Tolsi il CD dal carrello e lo presi al volo 5 mesi dopo, dallo stesso seller sempre a 20 euro. Ecco, questa è la serietà dei venditori su intenet e dei loro prezzi "random mood". Tra l'altro, tutta roba che nel primo negozietto hip hop nordeuropeo te la tirano dietro a moOOolto meno...

Antonio ha detto...

contrariamente all'opinione espressa da Antonio nell'ultimo numero di Superfly, che lo definisce solo "competente", io trovo che in realtà il Nostro dimostri un'abilità tecnica ed un approccio nella scrittura sicuramente superiore alla media.Interpretazione accettabilissima.
In realta', se il tuo voto è 5 (zainetti), diciamo che il mio è un 4, legato a quel pizzico di personalità che (ancora?) gli manca.

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