DJ HONDA & PROBLEMZ - ALL KILLA NO FILLA (DJ Honda Recordings, 2009)

giovedì 3 settembre 2009

All Killa No Filla è stato per me un parto doppio: sia perchè è dai tempi del primo Lyricist Lounge (dove Problemz furoreggiava in Society) che aspettavo un esordio solista di questo straordinario MC di Brooklyn, sia perchè nel momento in cui ciò è avvenuto mi sono dovuto districare tra pagine web in giapponese e continui problemi di consegna, che non solo mi hanno fatto sgambettare per portinerie ma mi hanno fatto passare momenti d'estasi al numero verde della FedEx. Ma ora ci sono, finalmente ci sono: il travaglio è stato lungo ma posso finalmente presentarvi il disco che fino ad ora reputo quanto di meglio sia uscito nel 2009 e che dubito potrà essere sorpassato da altri che non Cuban Linx II o Cormega -sempre che quest'ultimo esca.
Come avete potuto facilmente intuire da queste righe poche righe introduttive, non sono esattamente la persona più obiettiva quando si tratta di parlare di Problemz, ma cosa vi devo dire? Ogni sua strofa mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta, ogni sua cameo ha fatto a pezzi il padrone di casa e lui è fondamentalmente l'unico elemento che salva dall'incenerimento e dalla scomunica quel aborto di disco dei Big City uscito un paio d'anni fa. Aggiungiamoci anche il fatto che stavolta s'è scelto un produttore coi controcoglioni e che ho sempre amato -anche lui ha giocato un ruolo non indifferente nel salvare in extremis le prestazioni non eccelse di Parrish Smith- ed ecco che risulta facile capire il motivo per cui All Killa No Filla è per me una sorta di wet dream divenuto realtà.
Una realtà, questa, che s'apre sotto i migliori auspici: dopo una breve introduzione ecco che Da Payback stabilisce quale sarà l'aria che tirerà nei successivi tredici pezzi, ovverosia boombap classico privo di facili nostalgismi accompagnato da rap fatto per il gusto di rappare. Il piglio epico di questo pezzo potrebbe teoricamente sovrastare lo stile di Problemz, che è estremamente pacato nell'esposizione, ma la sua profonda voce baritonale compensa ampiamente l'assemblaggio di violini e tamburi concepito dal produttore giapponese. Sulla stessa falsariga di Payback è la successiva Neva Had, ma per quanto l'ispirazione sia simile si nota comunque una vena un po' più dimessa e "meno da Ben Hur", non so se mi spiego; in altre parole, pur conservando una certa solennità, Neva Had è meno roboante e si distacca così da quell'impostazione classica che hanno i pezzi di questo genere (vedi ad esempio le intro dei dischi di Jay-Z d'inizio millennio).
Una scelta, questa di abbassare i toni, perfetta anche nell'ottica della scaletta complessiva; infatti, con Give It Up si passa ad atmosfere decisamente più minimaliste e ruvide. Qui a dettar legge sono basso, batteria e poche note di piano accompagnate da un occasionale flauto, salvo nel ritornello in cui intervengono anche dei fiati. L'estrazione del campione pare essere il funk, ma contrariamente a quanto si sarebbe portati ad immaginare il risultato finale è tutt'altro che funkeggiante ed anzi fa sì che Give It Up si classifichi tra i pezzi più cupi, oltre che più belli, di AKNK. Del resto sono proprio i beat minimalisti quelli in cui il talento di Problemz risalta maggiormente; la sua metrica assolutamente originale, combinata ad una voce da quello che s'è magnato le palle der leone, crea momenti in cui anche se concettualmente siamo sullo zero lo stile trasuda da ogni sillaba: "May I please have your attention, undivided no division/ There's a demand for the supply I'm givin/ Distributin' rivetin' paragraphs, words pivoting/ And tremblin' contributin' to a non-stop listening/ Pleasure is my pleasure supply you with any measure/ Any weather any clever down for whatever, the cheddar/ However, by any means, I choose to serve many fiends/ I get it poppin' like [?] and [?] with 'em/ Paragraphs are oxygen -aaah- a breath of fresh air/ A solution to the pollution you usually hear/ In conclusion I leave 'em rootin' and givin' cheers/ On the contraire, you leave 'em booin' and tossin' beers".
Come vedete non dice assolutamente nulla, ma perdio quanto lo fa bene. Tutta, dalla voce alla metrica alla tecnica più pura (pause, adlib, doppie voci in sottofondo ecc.), combacia perfettamente e restituisce un MC che credo nessun aficionado del rap possa ignorare. Persino quando Prob decide di lasciare il tema libero per concentrarsi su argomenti meglio definiti i risultati sono tecnicamente eccelsi; e perciò sia la doppia ode, alla sua città (NY/NY) e al suo quartiere (BKLYN), funziona benissimo così come anche i pezzi in cui decide da un lato di omaggiare l'hip hop (Crookz) e dall'altro di criticarne gli aspetti più desolanti (Boycott The Game). Insomma: la sua passione nei confronti di questo mondo si manifesta sia nella pratica e nell'impegno che ci mette, sia nella "teoria"; perchè se Crookz forse non brilla per originalità, Boycott The Game risulta molto sentita e questo si sente.
Ma tornando a Honda, che dirne? In breve, si può definire il suo lavoro in All Killa No Filla atmosferico e cupo, non particolarmente originale (ma i guizzi di genio ci sono) ma più che adeguato. Certo, questa pesantezza un po' potrebbe risultare indigesta a chi non è completamente aperto a questo sottogenere, ma il rovescio della medaglia è che finalmente ci ritroviamo un disco vero e proprio, e non una di quelle classiche paraculate del tipo "it's an album for everyone". L'identità impressa dal produttore nipponico va a braccetto con quella di Prob, e difatti si verifica un'alchimia assai rara tra i due e che in certi episodi si concretizza in autentiche perle del genere: Give It Up, NY/NY, BKLYN, Puff Puff & B Out (l'ultimo minuto e mezzo è da stracciarsi le vesti), P Rated R e Boycott The Game sono semplicemente strepitose.
Facciamo quindi i conti: tredici tracce effettive di cui sei sono da applausi a scena aperta e le restanti sette sono molto belle (anche se Stack Billz è l'unica tra tutte a non convincermi appieno), un produttore bravo ed un MC di straordinaria bravura, meno di quaranta minuti di musica... Sì, il duo è stato fedele alla promessa insita nel titolo. Per ora è l'album dell'anno, non ci sono discussioni; occhio però a comprarlo dal Japone perchè rischiate di dover pagare dazi doganali folli (18,12€). Il mio consiglio è di ascoltarlo e digerirlo per benino, come ho fatto io per mesi, e dopo decidere se lasciar giù qualcosa come 50 e rotti sacchi. Io non me ne pento.




VIDEO: ALL KILLA NO FILLA PROMO

6 commenti:

Anonymous ha detto...

ma è uscito sto cd degli slaughterhouse?

reiser ha detto...

Boh penso, su Amazon lo vendono. Sto aspettando l'8 per poter prendere pure Cuban Linx II

Anonymous ha detto...

che significa il titolo??? All killa no filla??

reiser ha detto...

Solo ficate e nessun riempitivo

Anonymous ha detto...

ero completamente fuori strada...Grazie!!!

stromberg the host ha detto...

chicca
grazie

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