NAS - ILLMATIC: 10 YEAR ANNIVERSARY PLATINUM SERIES (Ill Will/Sony Columbia, 2004)

mercoledì 14 ottobre 2009

Sperando che il pacchetto da Amazon mi arrivi in giornata, vorrei oggi riportare il blog sulla terraferma del rap più ortodosso ed al contempo farmi perdonare da alcuni dei miei lettori per l'exploit di Kid Cudi. E allora calo l'asso: niente cazzetti underground bensì Illmatic. Nas. Uno dei più grandi dischi di sempre, sicuramente nella top 5 della storia del rap -ditemi di no e vi mando a fanculo- e per giunta nella versione rimasterizzata e con delle tracce bonus. E volete sapere una cosa? Ho comprato quest'edizione solamente per trovare un qualche appiglio per poter scrivere la recensione di un disco su cui è stato detto praticamente tutto e che a distanza di quindici anni basterebbe quindi definire "perfetto" e chiuderla così. Ma non è possibile o, comunque, non ci riesco: devo assolutamente scrivere qualcosa su una di quelle opere capaci di ridarti la fede nei confronti di un genere che troppo spesso mette a dura prova la pazienza ed i timpani dei suoi fan, e così proviamo a ripassare mentalmente tutti quei nove motivi che rendono Illmatic un capolavoro sotto ogni punto di vista.
Dopo l'intro, in cui ci viene efficacemente presentato il contesto in cui Nas si muoverà mediante un campione di treni sferraglianti preso da Wild Style, si parte con quella che è una delle più vivde descrizioni di quello che era l'angolo oscuro della New York del '94. Il campione di piano tratto da Mind Rain di Joe Chambers è perfettamente adeguato per le batterie di Premier, che qui supera sè stesso, ma soprattutto per le abilità descrittive di un Nas che riesce ad immortalare luoghi e circostanze con una serie di istantanee che si staccano da un certo iperrealismo per creare addirittura degli archetipi validi per il futuro. La macchina da presa di Nasir Jones si muove tra palazzi abbandonati, giardini incustoditi pieni di erbacce ed i fumi che escono dai tombini in inverno con una precisione ed una forza poetica degna del miglior Scorsese, impreziosendo il tutto con one-liners che sarebbero entrati immediatamente a far parte della Storia del genere: "I never sleep, 'cause sleep is the cousin of death", "I ran like a cheetah with thoughts of an assassin", "Life is parallel to Hell but I must maintain"... gli esempi sono troppi, ma basta la seconda metà della seconda strofa per riconoscere che si ha di fronte ben più che un semplice MC.
Non da meno è Life's A Bitch, in cui un giovanissimo AZ scrive una strofa indimenticabile (Visualizin the realism of life and actuality/ Fuck who's the baddest, a person's status depends on salary) che lo condannerà per il resto della vita a doversi scusare per non aver più saputo riproporre nulla del genere; ma anche il contributo di Nas, spesso ignorato a favore del precedente, vede nuovamente un ricco immaginario venir delineato con un miscuglio di fotografie e riflessioni personali da queste derivanti. Non per ultimo, l'assolo di tromba di Olu Dara, padre di Nas, conferisce all'etereo beat di L.E.S. un ulteriore tocco di classe e suggestività.
E The World Is Yours? Cosa dirne? Certamente si nota una maggiore positività sia nel taglio del beat che nelle strofe di Nas, ma siamo ben lungi dagli eccessi che sarebbero venuti negli anni successivi (purtroppo anche da parte di Nas stesso); il materialismo che ha sempre caratterizzato il rap qui è solo accennato in un paio di passaggi, e pure in modo relativamente sobrio, mentre per il resto ci sono libere associazioni di pensiero quasi che il Nostro stesse sognando ad occhi aperti: " There's no days, for broke days we sell it, smoke pays/ While all the old folks pray, to Je-sus' soakin they sins in trays/ Of holy water, odds against Nas are slaughter/ Thinkin' of a word best describin my life to name my daughter/ My strength, my son, the star, will be my resurrection/ Born in correction, all the wrong shit I did, he'll lead a right direction". Un mood che, espresso nella scrittura e nel flow ineccepibile di Nas, si sposa a perfezione con il sobrio beat di Pete Rock, che campionando veloci passaggi di piano contrapposti ad altri più scarni e brevi, si conferma essere il genio da molti ormai riconosciuto.
E già che siamo in tema di geni, mica salta fuori Large Professor con Halftime? Prodotta e registrata nel '92, è sorprendente vedere come comunque regga il confronto con gli altri pezzi qui presenti, e per quanto si noti una certa "superficialità" da parte del protagonista -siamo al puro e semplice braggadocio- non si può sorvolare su come già due anni prima egli fosse tecnicamente un MC ineccepibile.
Ma per vederne la peculiarità si sarebbe dovuto aspettare l'uscita di Illmatic; come già detto, la sua capacità di fondere poesia e realismo è unica, e questo viene ulteriormente dimostrato nella amarcordiana Memory Lane, contenente due strofe eccezionali e soprattutto uno dei beat più melodici offertici in quegli anni da Premier: uno stupendo campione di Reuben Wilson, caratterizzato in particolar modo da un cantato sommesso/mormorato, fornisce quel quid di atmosfera nostalgica senza però scadere nel melenso e comunque mantenedo una buon tiro. Classico, così come classica è anche One Love: so che la conoscono tutti, ma come non ripetere che il beat di Q-Tip è, nella sua semplicità, un qualcosa di geniale degno di stare nell'Olimpo delle migliori produzioni di sempre. Asciutto, lineare ed accompagnato solo da basso e batteria, il loop di xilofono fornisce a Nas il tappeto sonoro perfetto per scrivere la miglior canzone-lettera ad un amico incarcerato di sempre e che, in quanto tale, e come altre canzoni sentite finora, merita un posto nella Storia dell'hip hop.
A seguire c'è poi l'unico pezzo meno che superbo del disco -cioè One Time 4 Your Mind, dalla produzione un po' tanto scarna- al quale fa seguito Represent, anch'essa spesso criticata per la produzione un po' "pigra" di Premier ma che stavolta mi vede nuovamente entusiasta. Certo, non c'è la genialità mostrata in NY State Of Mind o Memory Lane, ma ciò non di meno resta un gran bel beat, perfetto per dare il "la" ad un Nas in perenne forma smagliante. Infine, arriviamo a It Ain't Hard To Tell, che chiude in bellezza un disco di suo impeccabile. A colpire quà non c'è solo il liricismo di Mr. Jones, sul quale non francamente più nulla da aggiungere se non "m'inchino", ma anche una base curata da Large Pro che se la gioca in bellezza con NY State Of Mind e One Love: a impressionare non è solo l'evidente bellezza del campione di Human Nature, ma come questo viene smontato e rimontato da Extra P e come egli sappia impreziosirlo con una linea di basso ugualmente fantastica.
Whew. Ce l'ho fatta. Ora, non sta a me riassumere i motivi per i quali questo disco ha rivoluzionato il genere specialmente sotto il punto di vista del liricismo; so solo che dopo di esso l'hip hop è cambiato e che ancor'oggi, se si vuol fare un album, Illmatic è uno dei pochi punti di riferimento validi. Tuttavia, resta ancora qualche parola da spendere su questa edizione celebrativa, e la prima cosa riguarda la rimasterizzazione. Contrariamente a quello che può avvenire con la musica suonata live, ancor più se ha venti o trent'anni e in originale è stata registrata con mezzi tecnici appena passabili (vedete solo le riedizioni di Murmur o Unknown Pleasures), nel caso dell'hip hop i margini di miglioramento sono relativi. In questo caso, se da un lato è inevitabile che il tutto abbia un suono più pulito e meno "amalgamato" nel suo insieme, dall'altro non è che le migliorie siano fondamentali -e poi non è che Illmatic di suo suoni come una puzzetta- e, soprattutto, forse toglie un po' del fascino dell'opera originale. Insomma, è come quando nell'800 si restauravano opere vecchie di trecent'anni attualizzandole secondo i criteri correnti, un'operazione sempre un po' al limite. Casomai, il motivo per un acquisto di questa 10th Anniversary Edition, se si è già possessori dell'originale può essere ritrovata nel disco bonus; tuttavia, devo dire che la scelta di non includere remix dell'epoca ma attualizzazioni -valide o appena passabili, ma nulla più- per me non ha un briciolo di senso. Cosa vuoi che mi freghi di avere un remix parajiggy di Life's A Bitch? O una versione da quattro soldi di It Ain't Hard To Tell? A conti fatti, l'unica che si salva è The World Is Yours, più l'inedito Star Wars e l'ormai stranota On The Real, che però stavolta ci viene presentata nella forma interamente rappata da Nas.
Diciamolo: come bonus non è che ci sia un granchè di valido, e d'altronde anche il remastering lascia il tempo che trova anche se perlomeno non sono stati troppo invasivi; ora, io oggi vi passo questa versione, che ha comunque il pregio di costare davvero una sciocchezza, ma domani vi giro anche l'originale. In ogni caso, l'uno o l'altro vanno comprati, non c'è dubbio.




VIDEO: IT AIN'T HARD TO TELL

6 commenti:

jopparelli ha detto...

io sto cd l'ho comprato (chiedo scusa a djmp45 per la bestemmia...comprare un cd, roba da matti) e sono rimasto deluso da "on the real", che è un pezzo della madonna nella sua versione originale, ma che qua è stato ri-cantato da nas piazzandoci dentro lo spot del suo nuovo album tra una strofa e l'altra...disgustorama

reiser ha detto...

Ahahah è vero è vero!, l'avevo ascoltata skippando a bestia visto che è da anni che m'asciuga!
Superbo!, che chicca!, roba che nemmeno i marchettari più folli si spingerebbero a tanto !

argh ha detto...

reiser santo subito

MF Ema ha detto...

Minimo top 6

Anonymous ha detto...

mmm...e Liquid Swords?imprenscindibile.

Anonymous ha detto...

necessita di verificare:)

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