R.A. THE RUGGED MAN - DIE, RUGGED MAN, DIE (Nature Sounds, 2004)

martedì 27 ottobre 2009

Siccome oggi esce la prima raccolta ufficiale di R.A. Thorburn alias R.A. The Rugged Man (il nome di battesimo è ignoto), la quale peraltro merita, in attesa di riceverne una copia mi pare giusto celebrare l'evento parlando del suo primo disco ufficiale: Die Rugged Man Die. Pubblicato nel 2004, e quindi in odore di nuova leva, l'autore è in realtà un veterano della scena e, in particolare, un veterano delle inculate: messo sotto contratto nel 1992 dalla Jive, per un buon dodici anni non solo non è riuscito a farsi pubblicare nulla all'infuori di un paio di 12", sovente su indie e/o white label,vivendo per giunta periodi che -oh, beh, cosa ve lo dico a fare? Troverete tutto raccontato dallo stesso Rugged Man in questo disco, essendo lui forse uno dei pochi ad avere una biografia così particolare da meritare di essere raccontata a più riprese senza risultare stupidamente autocelebrativa.
Difatti, la prima cosa che balza all'occhio/orecchio dell'ascoltatore è l'unicità di R.A.: sia come voce che come tecnica, che, soprattutto, come scrittura. Provo a riassumerne le principali caratteristiche: una voce baritonale che viene mescolata ad una metrica in odore del Kool G Rap dei tempi d'oro, a cui si devono aggiungere da un lato virtuosismi tecnici reminescenti del Pun di Twinz e dall'altro quintali di humor acido, un pizzico d'amarezza e comunque un ego non esattamente mignon. Una combinazione decisamente curiosa, che vede nella natura di weirdo del Nostro la quadratura del cerchio e che, se supportata dai giusti beat, si trasforma in pezzi in cui la singolarità quasi trascende un giudizio estetico.
Il punto qual è?, infatti: che alla fin fine le basi qui contano poco e, detta molto onestamente, mediamente non sono nulla de che. Fanno eccezione la reggaeggiante Chains, prodotta da Ayatollah, Brawl -sostanzialmente una Artillery dei High & Mighty in bella copia (guardacaso, anch'essa di J-Zone)- ed infine la cupa Midnight Thud, azzeccata sia nelle scelte per il campione di piano e per il sample vocale che nella struttura del basso. Per il resto si passa da cose accettabili come le prime tracce, peraltro curiosamente influenzate da un suono californiano vecchia maniera grazie al ripetuto uso di synth, a produzioni inqualificabili come How Low (a mo' Trans Europe Express? Ebbasta, sù) o, peggio ancora, Da Girlz They Luv Me, indescrivibile nella sua cacofonia; in mezzo ci sono buone idee che però poi paiono lasciate a metà lavoro, come per esempio Black And White e soprattutto la title track, che vedo quasi come una sorta di ruff mix curato potenzialmente da qualche membro della D.I.T.C. assieme ad Erick Sermon -se la cosa può aiutarvi a farvi un'idea. Insomma, al massimo si può dire che le basi forniscono il minimo sindacale per un MC in modo che ci possa rimare sù e, salvo appunto tre eccezioni, è difficile restarne colpiti ad un primo ascolto.
Ma la chiave di svolta sta, appunto, in R.A. stesso: ancora lontano dal confezionare strofe monumentali come quella di Uncommon Valour o Supah, egli qui mantiene però un'ottima tecnica preferendo però la focalizzazione su alcuni aspetti della sua vita, che possono andare dai suoi trascorsi nell'industria discografica (A Star Is Born) all'autobiografia più estesa, sia con un fondo di sarcasmo (Lessons) che con serietà (Midnight Thud). Poi, certo, ci sono le odi all'hip hop (On the Block, già sentita in Soundbombing 3), i pezzi più orientati al rimare per il gusto di rimare (Casanova, Black And White, Brawl) e quelli di purissimo shit talking tipo Dumb, ma il filo comune che lega tutta quest'esperienza d'ascolto è appunto la personalità (per non dire il carisma) di Thorburn. Lungi dal drammatizzare le sue esperienze, e fiero di essere un esponente del cosid. «white trash», egli sa insaporire il tutto con uscite e/o aneddoti che non tolgono nulla all'ascolto ma anzi lo condiscono con un'autoironia para-rothiana che personalmente apprezzo molto; senza contare poi che sentire frasi come "I was so pathetic, no doe, found a ugly chick/ With a no-doe-fetish, all my old hoes jetted" lo pongono ad un livello più credibile di tutti coloro che si disperano e si autocommiserano da posizioni ben più elevate della sua.
Insomma: se da un lato Die Rugged Man Die non è l'album che avrebbe potuto essere avendo all'MPC gente più capace (pensate a lui sopra ad un Large Pro! -no homo), dall'altro la peculiarità dell'autore è tale che buona parte delle "sviste", chiamiamole così, scivola in secondo piano, col risultato finale che, ben più di altri album prodotti meglio, è facile trovarsi a riascoltare DRD anche a distanza di tempo con poca o nessuna fatica. I margini di miglioramento ci sono, ma già quel che passa il convento basta e avanza.




VIDEO: LESSONS

8 commenti:

reiser ha detto...

Ah visto che so che è solo questione di tempo prima che passi il solito furbone che la sa lunga e che dice "ah ma sei una merda, al tempo lui ti sembrava un mongoloide!"

Sì, è così, e Stanley Kubrick mi pare una canzone-cacatiella ancor'oggi, ma in parte l'album e poi soprattutto i suoi featuring successivi m'hanno portato a rivalutare R.A. praticamente sotto ogni punto di vista.

Anonymous ha detto...

Per me, mezzo voto in più. E' vero che alcuni beat sono mediocri, ma Rugged Man li brucia lo stesso. Comunque IL video di "Die, Rugged Man, Die", è quello di "I Shoulda Never", ovviamente in versione uncut:

http://bardoscolombia.blogspot.com/2008/04/blog-post_28.html

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonymous ha detto...

Stanley kubrick don't stress me...
Adoro sta canzone xke' mi ha fatto conoscere il rugged,sara' che reputo soundbombing II un capolavoro e forse nn sono obiettivo...

Rarashixxx

Magic Johnson ha detto...

"I ain't down to sign autographs and shake ya hands
I don't want trendy ass followers as fans
I don't wanna sell records, I don't wanna be big
I don't want MTV runnin' up in my crib
I don't wanna be light in the music biz
I don't want fans that don't know who G Rap is"

se le sue canzoni non fossero farcite di queste frignate da bimbo che sta perdendo a risiko e butta in aria tutto il tavolo (cosa che io facevo sempre, a 12 anni), potrei anche degnarlo di attenzione.

MAK ha detto...

Quando uno fa una strofa come quella su Uncommon Valor, il ragazzo c'è e può frignare quanto vuole.

Magic Johnson ha detto...

G-rap, a quanto pare il suo idolo, non scriverebbe mai che non vuole una casa talmente figa da andare su Cribs.

Antonio ha detto...

Guarda Magic, c'e' un video in cui R.A. dice di essere felicissimo perche' sono 20 anni che campa senza dover lavorare, e può fare quello che vuole (rap) senza compromessi e con tanta gente che gli esprime stima. Lui il successo che vuole ce lo ha eccome.
A me non pare una cosa così improbabile che gli vada bene così.
Fra parentesi, poi il discorso di Cribs bisognerebbe valutarlo bene. Sono convinto che R.A., fra live etc, guadagni meglio di gente che faceva il baller nei video...
Per tornare a R.A., anche a me piacerebbe essere miliardario, ma non sono disposto a fare compromessi per diventarlo. Se ci campa bene e tanta gente lo idolatra (vedi qui i commenti, per dire), che problema c'e'? Quanto a G Rap (che R.A. definisce il migliore di sempre, mica per forza deve essere il suo "idolo", come fosse una groupie), secondo me anche a lui di diventare miliardario non frega nulla. Poteva firmare per G Unit e non lo ha fatto. Ma questi sono processi alle intenzioni e ne' io ne' tu possiamo dare sentenze in questo senso.
Quanto al discorso da wannabe Eminem, è ingeneroso e lo sai. Rugged Man faceva il white trash da quando Eminem andava alle elementari... Dovrebbe cambiare stile perche' Eminem è famoso? Allora prendiamocela anche con Masta Ace, alla cui metrica Em si è ispirato.

Anonymous ha detto...

Sto disco mi piacque un gran bel pò, però l'attitudine di alcune canzoni ricorda un pò il fabrifibra di mr simpatia.

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