SPECIAL TEAMZ - STEREOTYPEZ (Duck Down, 2007)

martedì 20 ottobre 2009

Non molto tempo fa ho recensito una serie di album ad opera di cosiddetti "supergruppi" e, se devo essere onesto, non sono rimasto stupito nel constatare che gli esiti si ponevano regolarmente sotto alle aspettative di turno. Anzi, talvolta il risultato è stato così miserabile da farmi passare persino la voglia di scrivere una recensione (La Coka Nostra, per esempio). Non starò qui a rielencare i motivi per cui queste operazioni sono più soggette ad un fallimento che non ad un successo; semplicemente prendo atto del fatto che spesso quella che è una posse cut farebbe meglio a restare tale, anzichè trasformarsi in un progetto di più ampio respiro.
Devo dire che, almeno da questo punto di vista, i Special Teamz sono diversi: innanzitutto perchè si sono formati -come dire?- ad hoc; in secondo luogo perchè la loro matrice comune è la città d'origine (Boston); ed infine perchè coprono lo spettro razziale dell'hip hop in maniera abbstanza completa. EdO.G è afroamericano, Slaine è bianco e Jaysaun è ispanoamericano: non sorprende che questa specie di melting pot musicale abbia deciso di intitolare il loro esordio Stereotypez e di lavorare attorno a questo concetto sia per intere canzoni, sia per singoli versi. Un'idea potenzialmente interessante, ne converrete, e che se unita a buone capacità liriche e beat classici poteva far nascere non dico un capolavoro ma quantomeno un disco eccellente. Ovviamente le cose non sono andate proprio così, ma alla luce di alcuni recenti riascolti devo ammettere che la mia prima impressione era stata forse fin troppo affrettata o comunque negativa. Certo, magari aiuta il fatto che sono aduso a fare comunque una selezione delle tracce migliori pur avendo l'ipoddone da 120GB (brag swag) e quindi resta solo la crème de la crème, ma anche lasciando scorrere il disco nella sua interezza devo dire che tra i supergruppi questo è uno di quelli che alla fin fine riesce a proporre del materiale di qualità sia come beat, sia come liriche e sia come concetti.
Ma siccome in passato il problema di questo genere di progetti è consistito sempre nei beat, vediamo un po' come se la cavano i Special Teamz. Ebbene, sulla carta direi proprio bene: Premier, Pete Rock, Marco Polo, Jake One, MoSS, il nostro conterraneo Shocca e qualche amichetto loro scarsamente conosciuto (Young Cee e Jayceeoh, teoricamente il quarto membro dei Special Teamz). Dai nomi si può facilmente evincere che il suono sarà orientato verso un classico boombap, e difatti l'impressione viene confermata fin dalle prime battute: campioni soul, loop di piano e batterie pesanti ci accompagneranno per tutta la durata del disco e ciò mi pare cosa buona: ricerca ed originalità quà non trovano cittadinanza, ma viste le catastrofiche esperienze dei "predecessori" preferisco una formula ortodossa che non dei semiaborti che finiscono col rovinare tutto. Ed ecco allora per esempio un piacevole loop di flauto e violoncello che fa capolino in Three Kingz, intervallato da cut belli precisi nel ritornello (anche se trovo che scratchare hook già pensati come tali sia un po' da pigri, e qui lo si fa con Down With The King dei Run DMC) e sostenuto da batterie regolari quanto basta per permettere al trio di MC di lasciarsi andare all'autocelebrazione più svergognata; stessa formula anche per l'iniziale Get Down, il cui unico difetto è di usare (peggio) lo stesso potentissimo campione di tromba adoperato da Mahogany per Monsta degli UN, e la ben più valida Clap Your Handz -una classica canzone "da concerto" e che però anche su disco funziona egregiamente.
Più sommesse sono invece Classical, molto nainfuonderiana, la minimale Fight Club (in cui si respira un che di stile californiano) e l'ottima Race Riot -forse nel suo complesso il pezzo migliore del disco. A deludere sono invece Pete Rock, che con Boston To Bucktown non ci regala la bomba che avremmo voluto ma solo un beat discreto, e Premier, il quale sì non ricicla le solite quattro note da tastiera, optando piuttosto per un semplice giro di basso, ma d'altro canto nemmeno fuoriesce dalla sua "comfort zone" e pertanto crea qualcosa che fiete di già visto da lontano un miglio. Quanto al resto, direi che la media è buona anche se non mi viene da descrivere ciascun pezzo in termini particolarmente enfatici; apprezzo comunque le atmosfere generalmente cupe che aleggiano sul lavoro (vedi Pusherman, Home 2, One Call e altre) e seppur chiunque abbia sul groppone qualche anno d'ascolto di rap non troverà in Stereotypez nulla per cui valga la pena di strapparsi i capelli, reputo giusta e confortante la scelta di puntare sul sicuro. Così facendo, perlomeno si dovrebbe avere la garanzia di sfornare un prodotto dove è possibile occuparsi più dell'aspetto lirico. Si dovrebbe.
Uso il condizionale perchè stavolta è sul versante vocale che incontriamo i maggiori problemi. Il primo fra tutti è quello dei ritornelli, che fintanto che restano in mano a loro o a Jayceeoh le cose funzionano bene o benissimo, mentre come ti salta fuori una qualche puzzetta semi-R&B è una Caporetto. Un po' perchè i cantati sono da matrimonio/Giggi D'Alessio o poco più, ma soprattutto perchè fanno a pugni con le atmosfere dell'intero progetto e con gli MC stessi. In tal senso, è quasi un miracolo che Home 2 si salvi, ma Story Of My Life o Fallen Angelz vengono purtroppo rese pressoché inascoltabili proprio grazie a gentaglia sullo stesso livello del temibile V-12 (aka il rovinadischi del Queensbridge). Il secondo difetto è, fondamentalmente, Slaine: non è un malvagio MC, ma sia come voce che come tecnica è innegabilmente inferiore a Ed e Jaysaun e, pur regalandoci talvolta qualche momento magico, capita che altrove, quando viene il suo turno, si resti un po' con l'amaro in bocca. Il terzo ed ultimo, infine, è una certa ripetitività tematica. Mi spiego meglio: pur abbondando (in termini relativi) i pezzi a tema, vi sono diverse tracce scritte palesemente col pilota automatico; e magari Main Event, Classical o Three Kingz possono anche piacere, ma se vi si aggiungono altre parimenti prive di uno scopo, si nota una ridondanza data dal fatto che nessuno dei tre è un battle rapper puro, e anzi, soprattutto EdO.G ha dimostrato in passato e dimostra qui di essere al meglio quando si cimenta con temi più corposi che non l'egotripping.
Tuttavia, di tracce veramente brutte (eccetto l'orrida bonus track rockeggiante) non ce ne sono. Anzi: ad esempio, la valenza lirica dei tre salva completamente la title track, che soffre di un beat "meh" di ill Bill di cui però quasi non ci si accorge grazie alle liste di stereotipi che il trio riesce a mettere insieme. Oppure, quando non sono impegnati a far risalire la china ai pezzi (e lo fanno pure in Long Time Comin'), riescono ad aggiungere un valore fuori dal comune ai beat: è il caso di Race Riot, dove i tre raccontano della situazione razziale della Boston degli anni '80 e di come questa aveva portato ciascuno di loro a nutrire degli stereotipi nei confronti delle altre razze. Il risultato finale, come dicevo, è magnifico, ed è solo per via di questa magnificenza che altri pezzi -magari più leggeri ma comunque ben scritti- brillano meno; ma comunque non risulta difficile apprezzare Fight Club, Pushaman, Story Of My Life e Fallen Angelz (ritornelli esclusi).
Insomma, alla fin fine Stereotypez è un buon album. Non fondamentale, né bello come avrebbe potuto essere, ma comunque un ascolto più che dignitoso capace di dare la paga al 90% della competizione più stretta e, soprattutto, sufficentemente valido da far ben sperare per un eventuale sequel.




VIDEO: ONE CALL

7 commenti:

Anonymous ha detto...

D'accordo col 3 e mezzo. Aggiungo (prendendo spunto dalla tua recensione) che il discorso sui "supergruppi" è verissimo e di recente gli Slaughterhouse hanno dimostrato empiricamente quanto scrivi, tuttavia (ed è un mistero, dato che non è il "mio" genere) il disco de La Coka Nostra a me non è dispiaciuto affatto, l'ho trovato coerente con il suo pubblico e con chi ci sta dentro.

BRA
www.rapmaniacz.com

reiser ha detto...

Bah a me ha fatto pisciare vino dal culo

Anonymous ha detto...

concordo con Bra. il fatto che poi a reiser abbia fatto pisciare vino dal culo è solo la conseguenza di spendere max 2 euro per una bottiglia di vino.

ck

Anonymous ha detto...

Ahahahahahah...ck 6 un mito

RARASHiXXX

reiser ha detto...

Beh all'Arci 2€ di vino è l'equivalente di un Barolo del '97 alla Torre di Pisa

MAK ha detto...

Sulla recensione non ho nulla da dire. Su La Coka Nostra invece, premetto che mi aspettavo MOOOLTO di più, salvo giusto metà album anche se ultimamente l'ho un pò rivalutato. Rimane il fatto che l'altra metà del disco è da dimenticare... l'hook di Snoop Dogg (che in 3 secondi disintegra un discreto pezzo) è gustoso come il fac-simile del tavernello da discount, rigorosamente bevuto caldo.

Antonio ha detto...

Diciamo che il problema della Coka Nostra e' stato riuscire a fare convivere le diverse anime (paranoia, metal, blues, grezzume, metal-core, folk) nel progetto. Pero' ci sono piu' o meno riusciti e hanno fatto cio' che volevano.

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