GZA/GENIUS - PRO TOOLS (Babygrande, 2008)

lunedì 6 ottobre 2008

Finalmente ho una buona scusa per affrontare l'onere di recensire il quinto album solista di GZA (propendo però per definirlo "sesto" in considerazione della joint venture con Muggs): nella notte mi devo essere schiacciato un nervo del braccio sinistro e così mi trovo con una mano pressochè inutilizzabile, il che mi costringe a scrivere con la sola destra. Ergo, ho un ottimo pretesto per non sprecare più di tanto tempo per compiere un'azione abbastanza semplice come quella di definire Pro Tools una (relativa, se volete) stronzatona col fischio e col botto, il cui acquisto può essere giustificato solo se siete parenti di primo grado di GZA oppure se siete dei nerdoni che tutto potrebbero tollerare fuorchè l'avere una discografia incompleta di uno dei propri artisti preferiti. Anche se, come dicevo, comprarlo corrisponde sostanzialmente a gettare una ventina di euro dalla finestra.
Vedete, il punto è uno solo: Pro Tools è un album scritto e registrato col pilota automatico, con l'aggravante di appoggiarsi ad un bel pacchetto di beat dal sound genericamente Wu che, in ultima analisi, non lasciano nulla. Insomma, non solo è artisticamente prevedibile ma -ben più grave- annoia mortalmente e riesce così a meritarsi degnamente il titolo di peggior opera del Nostro di sempre (ad esclusione di Words From The Genius, che però per me si colloca al di fuori di ciò che ha reso Gary Grice un household name tra gli aficionados del genere).
Certo, liricamente siamo sempre su livelli medioalti con punte di eccellenza (Short Race, Path Of Destruction, Cinema e Paper Plate) ed in tal senso non è più di tanto inferiore alle aspettative, però è anche vero che non ci sono tracce nè della genialità manifestata in canzoni come Labels o Animal Planet, nè della ferocia sfogata sul microfono come invece avvenne in Duel Of The Iron Mic o Illusory Protection, nè, infine, degli storytelling d'atmosfera à la Cold World o Exploitation Of Mistakes. Il che sarebbe anche perdonabile se avessimo dei beat quantomeno significativi a farvi da contraltare; peccato che persino gli episodi meno noiosi (Short Race, Paper Plate, Life Is A Movie e Path Of Destruction) impallidiscano di fronte ad una qualsiasi traccia "minore" del passato (che so, Mic Trippin'), tanto che verrebbe da chiedersi se GZA non abbia dopotutto optato per una serie di beat a costo zero raccattati da uno dei milioni di imitatori del RZA "storico" che si trovano in rete. E invece no: guarda un po', a fare un lavoro così insulso sono stati proprio quei RZA, Arabian Prince o Mathematics che invece furono capaci un tempo di concepire grandi cose.
E allora cosa resta? Massì, qualche batteria equalizzata male, l'occasionale excursus nel soul degli anni '70 (vedi la strausata Love Serenade di Barry White in Columbian Ties), oppure dei loop di archi e piano troppo brevi, ripetitivi e per giunta privi di una melodia decente. Buoni esempi di questa mediocrità sono Alphabets, Pencil o 7 Pounds ma, soprattutto, la didascalica 0% Finance, così intitolata in quanto evidente riferimento ai soldi sborsati per un beat così sorprendentemente noioso e permeato fino alle ossa di amatorietà da risultare patetico (nel senso più cristiano del termine).
Oh, dimenticavo: ad eccezione di Rock Marcy degli U.N., le prestazioni degli ospiti sono mediamente penose. Chapeau, in tal senso, alla fiacchissima performance di Masta Killa in Pencil: mai così loffio in quindici anni! A degno coronamento del tutto, infine, la grafica: una vera sfida leggere i titoli persino per chi, come me, possiede 10/10 su ambedue gli occhi. Bravi!
Morale? Credo che gli unici motivi per cui mi ricorderò di possedere Pro Tools saranno la cocente delusione derivante dall'ascolto, ma soprattutto il fatto che è il terzo disco in assoluto che io possegga in versione censurata. Pure!, direbbe uno, ma a parte che GZA non è un gran smadonnatore, tanto chi lo ascolterà più? Ad ogni buon conto, i tre zainetti sono un voto ultrageneroso conferito al disco solo perchè rispetto alla media attuale non si può parlare di mediocrità; ovviamente, se lo volessimo porre in rapporto diretto al resto della discografia scenderemmo almeno di mezzo punto. Almeno.



4 commenti:

Anonymous ha detto...

Mai prima d'ora così cattivo...ma come darti torto? "Pro Tools" è una frittatina un po' bruciacchiata che mangi pure fredda: con un pizzico di inventiva in più ed una cottura come si deve sarebbe stato un piatto quantomeno gustoso.

BRA
www.rapmaniacz.com

Fugu. ha detto...

Da quando leggo i tuoi Commenti non riesco a darti torto e anche in questo caso condivido tutto. Disco fiacco, ma sinceramente non credo proprio che lo comprerò Originale

_SER_ ha detto...

na cioffeca unica...

Anonymous ha detto...

Ma siete ubriachi?

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