SELF SCIENTIFIC - CHANGE (Angeles Records, 2005)

mercoledì 8 ottobre 2008

Ogni qualvolta che scrivo una recensione passo prima una decina di minuti a cercare di documentarmi nonché a leggere altre opinioni in merito, in modo tale da poter decidere cosa esternare e cosa omettere al fine di evitare troppe ripetizioni o banalità. Ovviamente, questo è impossibile per lavori sconosciuti o risalenti ai primi anni '90 (ma lì fortunatamente entra in gioco la mia memoria nonchè l'archivio domestico sdella Source), e difatti la cosa non mi sorprende, ciò che invece mi ha davvero sorpreso è stato il deserto di opinioni attorno a questo Change.
Mi rendo conto che i Self Scientific non siano esattamente delle popstar, certo, ma è anche vero che: a) quantomeno Khalil dovrebbe godere di un minimo di notorietà, visti i suoi rapporti con Muggs ma soprattutto i trascorsi con la G-Unit, e poi perchè b) Change è un bel disco che segue il buon mixtape Gods & Gangstas e l'ancor migliore esordio The Self Science. detto altrimenti, in soli cinque anni (dal 2001 al 2005), il duo di Los Angeles ha saputo farsi un curriculum forse non molto denso ma che senz'altro si contraddistingue per qualità e, non dimentichiamolo, originalità; e per una volta tanto l'originalità non deriva dalla parte più strettamente musicale quanto dal versante lirico, grazie a Chace Infinite che riesce sapientemente a mescolare un'attitudine di strada ad una critica sociale che non cade nello scontato nè nei contenuti, nè soprattutto nella forma, che conserva un che di poetico assai difficile da notare in molti suoi colleghi.
Bilanciamento, ecco la parola chiave stante alla base di Change: pur evitando di creare il classico disco-happy meal buono solo per essere scordato in quanto dichiarato "fatto per tutti", i nostri eroi riescono a passare dalla serietà di una Tears alla tamarraggine di King Kong senza perdere in personalità ed anzi andando a completare l'immagine complessiva restituita dall'ora abbondante di musica contenuta nell'opera. Chace non è difatti solo una persona pensante e riflessiva (cfr. Change, Tears, Weight Of The World, When I Die, Free Will ed annessa ghost track), e nemmeno si limita ad essere un tabbozzone della peggio specie (cfr. King Kong, 2 Step), bensì è un misto delle due cose decisamente ben equilibrato e credibile (cfr. Understand Me, Futurist, Chace's Theme). E per fortuna di tutti, anche al microfono se la giostra più che egregiamente: pur non esibendosi in particolari acrobazie verbali, il suo stile è pulito e coadiuvato da una buona tecnica ed un vocabolario più ampio della norma, il che gli permette il più delle volte di concentrarsi su temi ben precisi senza cadere nella noia o nella prolissità.
Dal canto suo, Khalil è il degno epigone del partner [no homo]: pur dovendo molto alla matrice classice del beatmaking, sovente riesce, giocando più sulle batterie che sui campioni, a dimostrare una varietà encomiabile. Non temo infatti di affermare che in quanto a programmazione delle percussioni (e qualità del suono, fattore non scontato in casi come questo) Change è da prendere come esempio per i posteri, nonché da usare come sorta di crocifisso contro i produttori cagoni che non si vergognano a fare dischi usando sempre gli stessi tre suoni; dal piglio incessante di una King Kong o una Change si passa al ritmo scandito più lentamente dalle solenni ghost track o balance, senza scordarsi di robe uptempo come 2 Step o Futurist piuttosto che classiconi tipo Live 'N' Breathe e Tears. Ma Khalil, oltre ad essere dotato di un'evidente creatività in quanto a ritmi, non scherza nemmeno nella scelta dei campioni: seguendo perlopiù il pensiero che vuole che vi sia una melodia, appare chiaro che il Nostro sa destreggiarsi senza problemi tra soul, funk e quant'altro (inclusi anche rock e colonne sonore) riuscendo sempre a dare un taglio per cui la natura del genere musicale originario resti intatta (vedi ad esempio What You Need o Live 'N' Breathe), senza disdegnare l'occasionale synth quà e là -fortunatamente più per rendere corposo il beat che per crearlo ex novo.
A questo punto, salvo la scelta secondo me oggettivamente poco azzeccata di inserire nella tracklist 2 Step (che con la sua atmosfera danzereccia fa un po' strano), non vedo come si potrebbe trovare vere e proprie pecche. Tutti i pezzi sono di statura elevata, e se si preferisce uno piuttosto che l'altro ciò dipende esclusivamente dai gusti, giacché -eccetto le superiori Understand me, la ghost track, King Kong e Live 'N' Breathe- in quanto a bontà generale sem sèmper lì. "A nigga need pain to create better music", dice ad un certo punto Chace: volendogli credere, posso solo dispiacermi che finora abbiano evidentemente sofferto così tanto.




VIDEO: LIVE 'N' BREATHE

3 commenti:

Antonio ha detto...

In realta' a me dei Self Scientific piace piu' la parte musicale. Khalil, nonostante le affiliazioni "importanti", riesce spesso a tirare fuori beats pesantissimi.
Quelli di Van Gogh o Return sono pazzeschi.

reiser ha detto...

No perchè non ce l'ho, cosa che peraltro mi fa mordere i coglioni perchè è una bomba

Anonymous ha detto...

a me piace di gran lunga di più the Self Science!!

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