KOOL G RAP - 4,5,6 (Cold Chillin'/Epic Street, 1995

giovedì 26 marzo 2009

In attesa che Robbie ufficializzi il voto su chi è il miglior MC per l'internets (indovinate un po' chi ho votato) [edit: fanculo], mi pare giusto dare seguito alla saga di Kool G Rap con la recensione di una di quelle opere la cui creazione è avvolta nel mistero, ed il cui gradimento da parte degli ascoltatori è variato enormemente nel tempo. A 'sto giro, volendo procedere in quest'ordine, pare infatti che 4,5,6 sia stato registrato in maniera semiclandestina in uno studio a nord di New York situato in una zona isolata tra i boschi (!?!), in quanto all'epoca G Rap doveva avere non poca ruggine con certi ambienti malavitosi della grande mela (la versione più accreditata accenna a problemi con Eric B), tanto più che in seguito si trasferì per un lungo periodo in Arizona in una sorta di vacanza forzata. Della serie "when keepin' it real goes wrong".
Ma questa è un'altra storia: illazioni a parte, il punto è che questo disco ha avuto una gestazione che molto probabilmente ha influito discretamente sia sulla sua lunghezza che sulle atmosfere in esso contenute e che, se all'epoca già non erano allegre, qua raggiungono vette di cupezza considerevoli; in più, G Rap stesso non ha morso il freno per quel che concerne la crudezza del linguaggio, e se questo già in passato non si poteva dire d'essere ricco di parafrasi o di eufemismi, in quest'occasione si pone allo stesso livello di Rated XXX.
Ciò detto, arriviamo al fulcro del discorso e cominciamo col dire che 4,5,6 è l'album dove Nathaniel Wilson ha forse spinto al massimo la sua tecnica pentasillabica prima di modificarla e complessivamente alleggerirla. Non servirebbe che vi citassi alcun particolare passaggio, essendo tutte le canzoni qui presenti ricche di esibizioni di abilità assolutamente incredibile, ma già che ci sono sceglierò una delle mie tracce preferite, Executioner Style: "'Cause what I carry's much bigger than Dirty Harry's do a 'hail mary' I make Bloody Maries outta your capillaries" oppure "Charged up with anger, six slugs in every chamber, dangerous stranger with itchy trigger fingers like Lone Ranger" danno un'idea dell'effettiva ferocia al microfono di G Rap, ed il bello è che egli la sguinzaglia praticamente ovunque nel corso dei tre quarti d'ora scarsi di durata di 4,5,6. Tant'è vero che, per quanto mi riguarda, questo è tra le altre cose una lezione di tecnica compattata in 43 minuti e che andrebbe spinta a forza nelle orecchie di tutti quei babbei che oggi sostengono che le rime incrociate e serrate sono ormai sorpassate: per favore, prendete un innovatore come il Nostro, ammirate come negli anni ha saputo perfezionare e forse portare ai limiti un certo tipo di metrica oggettivamente difficile da realizzare e poi, beh, poi se avete ancora voglia di ascoltarvi i vostri falliti idoli stagionali -datevi fuoco.
Devo però puntualizzare che questo eccezionale lavoro va un po' a scapito della scrittura; ma non nel senso che ci sono canzoni composte da parole messe lì giusto perchè fanno rima, solo che certe immagini e lo storytelling in generale ne risentono. In effetti, basta prendere una Streets Of New York e paragonarla a Ghetto Knows per vedere come quest'ultima, pur rappata meglio e più complessa dal punto di vista metrico, risulti indubbiamente meno evocativa della prima. Fanno un'eccezione in tal senso 4,5,6, For Da Brothaz e Blowin' Up In The World, che invece riescono a rendere benissimo i rispettivi contenuti; tuttavia, non essendo questi particolarmente ardui da affrontare risulteranno senz'altro meno incisivi del -tanto per fare un esempio- splendido storytelling di On The Run.
Se però si riesce ad accettare questa relativa mancanza (dico relativa perchè KGR dà comunque la paga al 90% della gente in circolazione) ci si renderà conto di quanto alla fin fine siano i testi ad elevare a semicapolavoro un disco che, purtroppo, soffre di alcune produzioni non esattamente brillanti e di ritornelli discutibili. Fast Life è un esempio di quest'ultimo caso: la conoscete tutti, lo so, ma ditemi se anche a voi il cantatino non pare rovinare un pezzo altrimenti perfetto. Persino il campione un po' plasticoso -l'originale è della seconda metà degli anni '80, se non ricordo male- aggiunge la giusta atmosfera ad una traccia molto à la Scarface, e pertanto ci sta benissimo, ma quel terribile "caaaause yoooou've got to make it happen... yeeeah yeah, get this monaaaa-ay" davvero fa crollare gli zuccheri. Idem come sopra per quel che riguarda l'originale di It's A Shame, che già non gode di una base esattamente figa e per giunta viene ingiuriata da una sorta di clonazione andata male degli Isley Brothers (sentite che differenza con l'invece ottimo remix!); e pure Blowin' Up In The World non se la passa benissimo, per quanto utilizzi un ritornello urlato tipo Black Moon e quindi teoricamente piacevole... non so, semplicemente la senti e pensi che c'è qualcosa che non va.
Fortunatamente, però, i beatmaker (T-Ray, Dr. Butcher, Buckwild e Naughty Shorts) sanno riprendersi dalle occasionali cadute di stile e ciascuno di loro firm almeno un pezzone da '90. La palma va però indubbiamente a Butcher, che ci fa dono delle ottime Executioner Style (Gary Burton virato al più cupo possibile). il sopracitato remix di It's A Shame e la posse cut Money On My Brain, in cui lo stesso sample di Herbie Hancock già sentito nella contemporanea Get Up Get Down di Coolio fa nuovamente il suo dovere e permette a B-1 e MF Grimm di non sfigurare. Questi due si sentono poi anche in Take 'Em To War, curata da T-Ray e che gira sulla buona vecchia Holy Thursday di David Axelrod, e come nota a margine vorrei segnalare che qui B-1 riesce nell'incredibile impresa di superare -vuoi anche di poco- il maestro.
A questo punto cosa mi resta da dire? Che 4,5,6 non sia l'opera migliore di G Rap è chiaro, ma è altrettanto chiaro che chi lo condannò all'epoca dell'uscita del disco andrebbe oggi bitchslappato con un guanto di ferro mentre gli si urla nelle orecchie VERGOGNATI BRUTTO PIRLA CHE NON SEI ALTRO!. Non ho altro da aggiungere.




VIDEO: IT'S A SHAME

5 commenti:

MAK ha detto...

Questo è nella mia personale top 10 di sempre, i difetti che hai elencato ci sono ma ne risento davvero poco.
E' l'album di G Rap che preferisco.

B-1 è uno degli MC più sottovalutati di sempre, purtroppo per lui non ha mai fatto uscire una mazza ma ho in parte rimediato facendomi un CD con tutte le sue comparsate. A breve sul blog.

MAK ha detto...

Eheh... io ho la versione di Empire Staters SENZA EVIL DEE, c'ho messo una vita ma l'ho trovata. Poi viene Built Like That, Emotions con MF Grimm, e How We Live, oltre a tutte le tue. 11 tracce.

Sulla cover ci stò lavorando ancora a tempo persissimo, poichè pure la mia al momento è incircolabile.

Anonymous ha detto...

"Fast Life è un esempio di quest'ultimo caso: la conoscete tutti, lo so, ma ditemi se anche a voi il cantatino non pare rovinare un pezzo altrimenti perfetto. Persino il campione un po' plasticoso -l'originale è della seconda metà degli anni '80, se non ricordo male- aggiunge la giusta atmosfera ad una traccia molto à la Scarface, e pertanto ci sta benissimo, ma quel terribile "caaaause yoooou've got to make it happen... yeeeah yeah, get this monaaaa-ay" davvero fa crollare gli zuccheri"
d'accordo con quanto dici, per quello che i due remix sono molto meglio, sopratutto questo http://www.youtube.com/watch?v=LN-OQyslzT8
che dovrebbe essere dei vinyl reanimators se non mi sbaglio
djmp45

MAK ha detto...

DJmp45, quello linkato è il Norfside MIX di Salaam Remi nonchè la versione più bella di Fast Life.

Anonymous ha detto...

ops.... hai ragione!

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