N.A.S.A. - THE SPIRIT OF APOLLO (Anti-, 2009)

martedì 17 marzo 2009

Al mondo ci sono cose che non si possono spiegare usando esclusivamente i mezzi donatici dalla ragione e da un uso continuo del raziocinio. Nel mio caso si tratta dello straordinario olfatto che ho e di come lo so usare per snasare qualsiasi cosa anche solo vagamente venata di fighettismo, dove per "fighettismo" intendo la costante e criminale reiterazione dell'apparenza sulla sostanza. Nel caso dei N.A.S.A., un acronimo (North America South America) dietro al quale si nasconde il duo di produttori Clean e Zegon, ho fiutato tanfo di hipster già solo partendo dalla copertina, fino a scorgerne il lezzo più pesante nel momento in cui ho letto la lista degli ospiti e soprattutto come questa viene presentata: "plus over 40 guest performances". Embè?
Tuttavia, da persona dalle aperte vedute quale sono (hum), ho dato una chance a questo Spirit Of Apollo ed alla fin fine sono giunto alla conclusione che per apprezzarlo devi avere in te ancora qualche residuo della natura che da piccino faceva sì che le tue orecchie potessero ascoltare gli Scorpions senza farti sorgere dubbi qualitativi di sorta. Detto altrimenti, non pensare più dello stretto necessario e piegati pedissequamente all'orecchiabilità dell'insieme, magari fischiettando Wind Of Change e bona lé.
Non vuoi farlo? A tuo rischio e pericolo, caro mio! Potresti infatti scoprire un paio di cosucce degne di riflessione. La prima, la più evidente, è che com'era facilmente prevedibile qui non esiste uno straccio di coesione, se non per il fatto che la maggior parte dei beat sono piuttosto tirati e trovano la loro origine nel funk occasionalmente mescolato a elementi di musica brasiliana (peraltro l'unica cosa sudamericana presente in SOA ad eccezione di Seu Jorge, nota bene). Peggio ancora, sovente pare di trovarsi di fronte ad una di quelle tristissime jam session prenatalizie -chiamiamole così- dove una serie di mostri sacri della musica si unisce agli emergenti del momento per incidere canzoni inutili i cui proventi andranno in beneficenza. Anzi, no, mi correggo: nemmeno quello; pare invece che si tratti più spesso di mashup fatti all'insaputa degli ospiti, col risultato finale che può variare dall'accettabile allo scandaloso. Pensate ad esempio alla "collaborazione" tra due leggende come Ghostface e Scarface che dividono lo spazio di una traccia con quelle scarse merdine dei Cool Kids! Ma quale hipster senza rispetto per la musica ha mai pensato che si potessero unire due realtà così diverse senza che vi fosse una sorta di big bang che scindesse la gente capace dai poser?!?
Cerchiamo di capirci: un conto erano i Mobb Deep che facevano il pezzo con Rakim, oppure Inspectah Deck che faceva capolino su una traccia dei Gangstarr: si trattava di gente che, pur avendo carriere e status diversi tra loro, si poteva comunque considerare allo stesso livello del collega o poco più basso/alto. Ma mettere insieme due realtà così diverse significa reputare che non vi è alcun valore intrinseco nel lavoro svolto dagli uni, né, eventualmente, da quello fatto altri. E difatti lo scarto risulta così abissale che, per quanto in sè la canzone potrebbe non essere malaccio, alla fine pare una sorta di Frankenstein musicale. Meglio allora combinare Spank Rock, M.I.A., Santogold e Nick Zinner: la loro Wachadoin' personalmente mi fa orrore, ma perlomeno risulta essere stata davvero concepita a quattro mani dai suddetti. Persino Gifted, che musicalmente pare un incubo dove i Pet Shop Boys s'ingroppano i Bronski Beat (aggiunta di fine serata: ricorda anche Precious dei Depeche Mode, e per quel che mi riguarda non è necessariamente un insulto), mi pare avere più ragion d'essere in virtù dei nomi coinvolti (Kanye, Santogold e Lykke Li) che non la tragica Strange Enough ed il suo indeciso beat -sul quale, per inciso, fa presenza uno dei featuring più scandalosamente svogliati degli ultimi anni, dicasi quello di Karen O, che partorisce un ritornello degno di una denuncia all'Onu.
E già che annovero le Nazioni Unite, tra i crimini contro l'umanità vorrei infine annoverare la strofa di KRS One in Hip Hop, francamente indifendibile nella sua trivialità, e la dancehall fatta col mangianastri Fisher Price di A Volta. Queste le note fortemente dissonanti, in un modo o nell'altro, di Spirit Of Apollo.
Fortunatamente ci sono però degli accoppiamenti che invece paiono funzionare producendo risultati piacevoli: ne sono un esempio The People Tree e Money, nelle quali David Byrne canta i ritornelli in maniera alquanto degna e dove Gift Of Gab e Chali 2na nella prima, Chuck D e Ras Congo nella seconda, donano buone prestazioni che ben si fondono con l'atmosfera creata dai N.A.S.A. Anche N.A.S.A. Music risulta più che piacevole, grazie soprattutto all'inaspettato affiatamento tra E-40 (che non sentivo rappare da Dusted 'N' Disgusted, credo) e Method Man; ma le vere chicche sono altre ancora. Way Down è una e, forse per la presenza di RZA e Barbie Hatch, forse per il suono cupo (The Letter di Al Green con pitch a -8?), fa tornare alla memoria la vecchia collabo tra i Texas ed il Wu; Tom Waits e Kool Keith si danno ad una versione musicale di Maciste VS. Godzilla e stranamente funzionano bene; last but not least, non riesco a trovare nulla di cui lamentarmi in Samba Soul di Del e Q-Bert.
E dunque, come diceva il vecchio Vladimir Iliç, che fare? Non riesco a dare una risposta definitiva a questa domanda. Da un lato ci sono una serie di consistenti abbagli strutturali mescolati ad errori oggettivi (il mixaggio è tra i peggiori che abbia sentito di recente, con tutti i volumi sparati a mille senza criterio) ed una pretenziosità di fondo assolutamente insopportabile; dall'altro invece c'è un dischetto contenente un paio di belle cose e tutto sommato -eccetto due pezzi- gradevole all'ascolto. Il parallelismo che mi viene da fare è con i Killers, che pur senza essere dei geni ma ciò nonostante ammantandosi di un'aura di "artisticità" del tutto immotivata, si possono ascoltare senza grossi problemi. A patto che, però, non ci si concentri troppo: e forse questo non è esattamente sintomo di spessore.




VIDEO: WAY DOWN

3 commenti:

Fugu ha detto...

Ma l' hai pure comprato ?, anche a me non è piaciuto, prima che uscisse sembrava un lavoro interessante, i nomi presenti, video di presentazione, mi ha deluso.

reiser ha detto...

Sissì, 18,90 l'ho pagato. Ma non mi dispero, ho dischi ben peggiori, onestamente.

MAK ha detto...

Per fortuna quando non avevo internet e quindi la possibilità di fare pre-ascolti, la qualità media dei dischi che arrivavano in Italia era più che discreta... difatti non ho troppo di cui vergognarmi in casa. Magari qualche CD osceno che però salvo per motivi personali tipo Make It Reign di Lord Tariq & Peter Gunz tanto per dirne uno, ma il peggio è davvero Triggernometry, sopratutto se penso a chi lo ha partorito e cosa ha fatto prima. ...però aspetta, se la gioca con Understand This di Grand Puba aka come sputtanare una valida carriera in un colpo solo.

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