PERCEE P - LEGENDARY STATUS (MTA, 2005)

martedì 31 marzo 2009

[Disclaimer: Alcune delle recensioni incluse in questo blog sono originariamente state pubblicate sul sito Hotmc.com. La ripubblicazione di questo materiale su Rugged Neva Smoove non è in alcun modo dipendente dalla volontà di Hotmc, che per politica editoriale desidera rimanere estranea alle attività di qualunque audioblog supporti il download illegale. La riproposizione degli articoli si riduce a una scelta personale dell'autore di questo blog, nonché autore delle recensioni, che si assume totalmente la responsabilità delle eventuali conseguenze]

Il mondo dell’hip hop è sicuramente quanto di più eterogeneo ci possa essere: una simile varietà di persone, stili ed altro è difficile da incontrare in altri generi musicali. Proprio questa rosa di “opzioni” può portarci da un’ostentazione di oggetti di dubbia utilità (tanto che poi nemmeno su Ebay li si riesce a rivendere, il che è tutto dire) alla mentalità fai-da-te di persone come Percee P.
A tal proposito vale la pena di raccontare un aneddoto che accomuna praticamente chiunque abbia comprato dischi al Fat Beats di New York: nel luglio del 2001 mi stavo appunto dirigendo verso il negozio, quando uno sonosciuto col fare da caso umano mi ferma e cerca di vendermi il CD “of the world’s dopest MC ever” (lui medesimo, si capisce). Non vedendo nella persona e nel suo atteggiamento il corrispettivo di quanto dettomi, l’ho più o meno ignorato e, accomiatatomi con un “fuck you” da parte sua, son entrato a far compere. Beh, qualche anno dopo, leggendo una recensione, sono venuto a sapere che il piazzista era con ogni probabilità Percee P in carne ed ossa, e che quelle canzoni che avevo scaricato e stavo ascoltando erano le stesse contenute nel CD più-che-autoprodotto che voleva vendermi. Doh!
Dopo essermi dato dell’idiota e dell’ignorante per un altro paio d’anni abbondanti, grazie alla MTA ho finalmente avuto la possibilità “postuma” di rimediare all’errore, facendogli eventualmente entrare in tasca almeno qualche dollaro. Questa compilation raccoglie infatti 20 delle canzoni più significative del suo repertorio, andando a coprire ben sedici anni di onorata carriera. Percee, oriundo del Bronx, in tutti questi anni ha assistito al microfono nomi quali Lord Finesse, i Cenobites, Big Daddy Kane, Pharoahe Monch e diverse altre leggende storiche dell’undergound di New York (ma non solo). Ciò nonostante, non si può certo dire che la fortuna gli abbia arriso: paradossalmente, solo ora è riuscito ad ottenere un contratto discografico (con la Stones Throw, peraltro) che gli permetterà di dare alle stampe il suo primo disco “ufficiale”. Nell’attesa che esca, questa collezione è il miglior modo di conoscerlo un po’ meglio.
Cominciamo col dire che lui è il classico battle MC di New York: rime da battaglia, pressochè totale incapacità di parlare d’altro che non sia l’autocelebrazione, ma soprattutto un flow serratissimo, costruito su una struttura metrica molto vicina a quella di Kool G Rap elevata alla terza potenza. Se si amano i tecnicismi portati all’estremo, non si può non amare Percee P: controllo del respiro impeccabile, intrecci vari e rime multisillabiche costruiti impeccabilmente lo elevano nell’Olimpo dei rapper col fetish della tecnica. Il problema è che, a parte questo, non si può certo dire che sia facile da digerire: alla lunga, un flow simile può annoiare molto facilmente, specie se si considerano i tempi che corrono, dove personaggi come Juelz Santana stanno facendo scuola per quel che riguarda l’interpretazione (in senso stretto); se non si ha già dimestichezza con il rap di dieci e passa anni fa, difficilmente lo si potrà apprezzare. A parte questo, se poi si calcola che le tematiche sono comunque… no, non ci son tematiche. Da nessuna parte: solo una costante esibizione di stile.
Ora, io non sono di base un fanatico di questo tipo di approccio, ma nel caso di Percee è doveroso fare un’eccezione. In ogni traccia di questo disco, esclusa forse Keep The Fame (dove Rhymefest fa una strofa da lasciare a bocca aperta), il Nostro supera i restanti “ospiti”. Quanto ai beat, il discorso si fa un po’ più complesso: abbracciando sedici anni non sarebbe corretto considerarli paragonabili (per dire: per quanto voglia richiamarsi all’old school, A Day At The Races è su un altro pianeta rispetto a Let The Homicides Begin. Sotto ogni punto di vista). In nessun caso si può comunque dire che Percy abbia mai rimato su schifezze, per quanto qualche caduta di stile più o meno grave la si trovi –mi riferisco in particolare al pezzo coi Jedi Mind Tricks.
Concludendo, posso solo dire che la raccolta è completa e riesce benissimo a mostrare chi è Percee P. Le premesse per un meritato balzo di qualità nella sua carriera vengono finalmente poste in maniera ufficiale; resta da vedere che esito avrà il futuro sodalizio con Madlib (ma Throwback Rap Attack ed il recente singolo Put It On The Line, non presente su questo disco, fanno ben sperare), ma soprattutto bisognerà vedere se il pubblico continuerà a dormire su questo veterano, com’è avvenuto finora, o se finalmente capirà e gli porgerà quindi le dovute scuse. Comincio io.

[Mi concedete una nota d'orgoglio? Stavolta non ho proprio nulla da correggere del testo scritto quasi quattro anni fa: confermo tutto, dalla prima all'ultima riga. Anche Perseverance m'era piaciuto parecchio, e per quanto difetti un po' di longevità mi sembra un più che degno coronamento della carriera del Nostro. Il mio consiglio resta pertanto sia di recuperare questa raccolta, invero ben fatta, che l'album vero e proprio; dubito, dubito seriamente che qualcuno potrà dirsi deluso.]



6 commenti:

MAK ha detto...

Un disco non propriamente "comodo" da reperire. L'ho cercato per anni, sul myspace di Percee P c'erano scazzi con PayPal quindi non sono riuscito a prenderlo nemmeno lì, sebben abbia scritto al Rhyme Inspector di spedirmi sta dannata raccolta.
Alla fine il buon amazon si è rivelato ancora una volta salvatore della patria, e ho recuperato il CD.
Questo è sicuramente un raccoltone ben fatto, e l'unica critica che mi sento di fare a Percee P riguarda la metrica e il flow. Eccezionali ok, ma a differenza di un Big Pun, di un G Rap o di un R.A. The Rugged Man che si concedono anche piccole pause e giri metrici vari di tanto in tanto, il nostro ispettore invece parte sempre in 5ta e arriva dritto dritto in fondo alla traccia, senza mai cambiare una virgola. Ed è proprio questo che alla lunga può annoiare l'ascoltatore.
Problema molto relativo per il sottoscritto, poichè estimatore incallito dei flow a rime multiple. Insomma pane per i miei denti.

PS: mi ricordi un disco brutto uscito sotto FatBeats?

reiser ha detto...

Mah, a me gli Ugly Duckling fanno abbastanza pena, ma immagino che ciò non possa rientrare nella bruttezza vera e propria
Volendo, toh, quello di Finesse era deludente.

reiser ha detto...

Bizzarro, comunque, che tu abbia faticato tanto... all'epoca lo trovai senza troppi problemi da Vibra di Milano. Pagato un cazzo, peraltro, come si può notare

reiser ha detto...

Più che l'artwork direi la stampa, veramente pregiata. La grafica in sè e per sè è graziosa con un guizzo di ficaggine nella tracklist
Io l'ho comprato settimana scorsa a scatola chiusa e ti dirò che -complici forse le mie bassissime aspettative- non m'è dispiaciuto affatto. Anzi, un par di robe sono davvero degne.

Ma sono il solo a pensare che mettere la batteria sotto al loop di Angels sia stata una stronzatona col botto? Come togliere stile ad una canzone in un facile passo

E una media di 1:30 a canzone sa vagamente di presa per il culo, dovessi dire.

MAK ha detto...

Sì esatto, la stampa in rilievo E'.
E' un bel disco, non il migliore di Doom ma come hai detto ci sono discrete mazzate inside... come anche cose che non sostengo (tipo il nucleo di Gazzillion Ear).
Su Angels sono daccordo, mentre per quanto riguarda la durata media delle tracce avrei preferito meno tracce e più lunghe, per una durata complessiva equivalente.

Anonymous ha detto...

Tony D R.I.P.!

Posta un commento