KEV BROWN - I DO WHAT I DO (Up Above, 2005)

venerdì 25 settembre 2009

Diversamente dalle mie abitudini, stasera mi trovo esiliato in cucina mentre la mia ragazza dà il definitivo addio ai suoi neuroni guardando una qualche serie televisiva americana in cui un gruppo di persone, la cui composizione socioculturale è più prevedibile che nel Grande Fratello, finge di vedere una missione superiore nello svolgere mansioni assolutamente normali come per esempio biopsie, indagini criminali o autopsie. Impossibile non tracciare una linea diretta tra questa immensa presa per il culo e l'atteggiamento egocentrico della stragrande maggioranza dei rapper, che evidentemente credono che senza di loro il mondo non sarebbe più lo stesso. Poi, per carità, il fatto che loro probabilmente ci credano e si sforzino di darlo a vedere rende il tutto irresistibile, contrariamente al palpabile cinismo dei telefilm, ma che dire? Ogni tanto un po' più di modestia non guasterebbe. Benvenuti allora nel mondo di Kev Brown, un uomo che non si vergogna di dire che fa i beat nella sua cameretta e che gode di sufficiente autostima da potersi permettere di registrarli alla RIAA sotto il nome di Low Budget Productions.
I Do What I Do è, se non sbaglio (non ho internet, sul portatile), il suo disco d'esordio e malgrado la sua modestia il risultato fa pensare a tutto fuorchè ad un budget basso. Volendo infatti partire da questioni differenti dal solito rapporto beat/liriche, i risultati di Kev al campionatore e al tavolo di mixaggio sono sorprendenti: per il sottogenere di cui IDWID fa parte, è una delle cose mixate meglio che abbia mai sentito. Rullanti, casse e quant'altro suonano belli secchi ma comunque corposi pur avendo un quid di "sporcizia", mentre i campioni sono sì puliti ma si fondono divinamente in alcune delle linee di basso più gorde che abbia sentito negli ultimi anni. Non a caso, il paragone classico -stavolta azzeccato- vuole che Kev Brown sia uno dei pochi capaci di riprendere in mano l'eredità del Pete Rock circa '94-'96, quello che, per intenderci, spesso si concedeva a beat sui 95bpm dove il sound cosiddetto "organico" andava a sostituire la richiesta ruvidezza ed aggressività dell'epoca. A dire il vero, certe di queste basi sono così derivative che si potrebbe essere portati a pensare che Kev Brown ritenga Pete Rock non un artista, bensì un genere musicale, ma insomma... mi parrebbe ingiusto condannare che si ispira a produzioni molto difficili da replicare con successo se si glissa su altri che scopiazzano in modi ben più evidente formule meno complicate.
E poi, a differenza di Pietrino Roccia, il Nostro sa rappare in maniera egregia: nulla per cui valga la pena di stracciarsi le vesti, s'intende, ma comunque la sua voce baritonale e la sua tecnica semplice ma pulita bene s'accompagnano a beat lenti, intrisi di fusion e soul fino al midollo (anche se qualche timido accenno di funk nella scelta dei campioni si trova). Le tematiche, al contrario, sono ultrageneriche e grossomodo parlano tanto di hip hop in maniera indiretta -a tal proposito fa sorridere che il Nostro nel booklet si sia premurato di spiegare nel dettaglio i vari concetti. A quando Twin Gambino?- ma ciò, se si è amanti del genere (e per conoscere Kev Brown lo si dev'essere per forza) non nuoce affatto all'ascolto. Inoltre, la scelta di chiamare a sè amici che sappiano rappare meglio di lui, come Grap Luva, Kenn Starr, Cy Young e Phonte, aiuta nel proseguo dell'ascolto pur essendo tutti fatti sostanzialmente della stessa pasta da presibbene. In breve: senza infamia e con qualche lode.
Au contraire, sul versante del beatmaking le lodi si sprecano: come già detto, il maggior talento di Kev consiste nel saper creare beat organici con rara efficacia, riuscendo a scegliere campioni in sè molto brevi che sovente vanno però a sovrapporsi l'uno con l'altro. L'origine di questi pare essere grossomodo sempre la stessa, ovverosia fusion e soul (scusate la ripetizione), e se dico "grossomodo" è perchè dal mio basso trovo le sue scelte piuttosto originali. Il lavoro compiuto rende difficile tracciare le origini dei sample e, quando il risultato finale funziona, questo è per me ulteriore motivo di plauso. Ma a colpire più d'ogni altra cosa è la ricchezza del suono, che copre praticamente tutto lo spettro sonoro e dove ci viene data la possibiltà di sentire alcuni giri di basso che definire strepitosi è poco. Ora: se ci avete caso, non ho fatto nomi; la qualità è infatti piuttosto omogenea, e tuttavia trovo che alcune di queste tracce abbiano semplicemente una qualche marcia in più. Personalmente, trovo che a brillare particolarmente siano Say Sumthin' (il loop di piano è fantastico), Outside Lookin' In (la scala di basso regge tutto il pezzo, e scusate se è poco), Struggla's Theme, Albany e la prima delle due ghost track. Ma ovviamente questi sono quasi più gusti personali che apprezzamenti fondati su basi quanto più possibile oggettive...
Cosa? Il valore di un pezzo dipende più dal gusto dell'ascoltatore? L'ho davvero scritto? Ebbene sì: diciamo infatti che l'omogenea qualità è in questo caso il maggior difetto dell'opera. Detta altrimenti, la questione è che molti beat sono fondamentalmente identici nella loro essenza; se si vuol essere molto critici, si potrebbe quasi dire che, più che un insieme di quindici canzoni diverse, I Do What I Do sia un'unica canzone suddivisa in quindici segmenti solo lievemente diversi. E non lo dico per superficialità: in fin dei conti conosco questo disco fin dal momento della sua uscita e ammetto senza problemi che sia un ascolto impegnativo, al quale si deve dedicare tempo ed attenzione per poterlo apprezzare nelle sue sfumature (che certamente ci sono), ma basta che lo si ascolti con un minimo deficit d'attenzione per confondersi e pensare -salvo tre o quattro eccezioni- "ma questa è Outside Looking In oppure Beats And Rhymes?". Eccessivamente omogeneo, ecco qual è l'unico vero problema di IDWID e l'unico versante in cui KB mostra una certa immaturità.
Per il resto non me la sento proprio di criticare più che tanto quest'album; sicuramente, il Nostro è dotato di talento (anche se nei lavori successivi è spesso scaduto nella più becera autocitazione) ed il suo stile di produzione vintage è malgrado tutto particolare. Ciò nonostante, non me la sento di consigliare I Do What I Do a persone che non siano estremamente benevolenti nei confronti del Pete Rock di Caramel City, perchè è bene che sappiate che qui troverete fondamentalmente 15 variazioni sul tema. Sarebbe un tre e mezzo, ma sia per incoraggiare il Nostro, sia per valorizzare la mia stessa esperienza d'ascolto (oh, la musica non invecchia tanto che me lo sono comporato originale con ben 4 anni di ritardo) gli regalo quel mezzo voto in più. Non per tutti, ma da provare.



5 commenti:

Antonio ha detto...

Anche io, anche se devo dire che poi Kev si fa sempre perdonare.

Ci sono dei video di youtube, mi pare, in cui Kev Brown spiega come fa a ottenere i bassi che sono il suo trademark, cercali che sono interessanti.

P.S.: per capire, quali sarebbero i casi di becera autocitazione?
P.P.S.: Packing Them Thangs per Busta l'hai sentita (sounds like the organ from Fat Albert, nigga...)?

reiser ha detto...

Ci mancherebbe, dopo la delusione di Trife era il minimo :)

Per Antonio: l'autocitazione (o la ripetizione) l'ho notata praticamente in tutto quello che ho sentito da parte della Halftooth Records, soprattutto nei dischi di Wordsworth e Kenn Starr. In quello con LMNO no ma purtroppo la voce del tizio me lo tira giù tantissimo

Packin Them Thangs mi fa paura già solo per il titolo... ma fa ride o è la solita cagata meh di Busta?

reiser ha detto...

Poi magari sono io ad essere strano e dotato di maroni dalla buccia antiproiettile, ma sto ascoltando in loop da qualche ora Songs Of Love & Hate di Cohen e praticamente mi sembra Haddaway

E mi lecco i baffi di fronte alla visione integrale serale di U96 Das Boot, chiaramente in tedesco. 3 ore e mezza sotto all'atlantico, siamo quasi ai livelli del cinema belga

Insomma, ti devi applicare

Marty aka Marty Mcfly ha detto...

Back that azz up is da shit!

Anonymous ha detto...

^^^neanche da parte sua nulla di nuovo pero', purtroppo...finiti i bei tempi degli album che produceva ai de la..l'ultima roba che ha fatto mi sembra fosse il secondo handsome boy modeling (ma mi posso sbagliare di brutto) che ho comprato anni fa e ri venduto giusto l'altro ieri tanto mi piaceva
djmp45

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