AKROBATIK - ABSOLUTE VALUE (Fat Beats, 2008)

lunedì 7 aprile 2008

Tutto si può dire di Akrobatik, meno che sia uno stakanovista. Detta così, la cosa potrebbe sembrare una critica, ma in una realtà come quella del rap americano, dove c'è gente capace di sfornare tre mixtape ed un album all'anno senza un minimo di discernimento, è apprezzabile chi decide di seguire la via del "slowly, but surely". Verrebbe perciò spontaneo da pensare che una cadenza così lenta (un EP, un disco creato a sei mani con Mr. Lif e DJ Fakts One, due solisti in ben otto anni) non possa che tramutarsi in una maggiore selettività e dunque qualità... o no?
Beh, non esattamente. Mi spiego: com'è che ho sempre seguito la carriera di Akro con un certo interesse, comprando tutti i suoi dischi in tempo reale e senza esitare nemmeno una volta, epperò alla fin fine nessuno di essi m'ha mai lasciato in bocca quel sapore di grande soddisfazione e suprema libidine? Oh, credo che sia abbastanza semplice: i beat. Di lui si può dire tutto: che sia uno spocchioso rompiballe che ama fare l'apostolo eccetera eccetera è magari vero, ma di certo è innegabile che abbia le idee chiare su come fare a pezzi una traccia. Con un'impronta vocale ed un carisma paragonabili ad un Tame One sotto steroidi, non è certo il physique du role (in senso lato) che gli manca; e del resto questo va a supportare una metrica piuttosto ortodossa ma decisamente pulita e senza sbavature, per di più accresciuta sia da una buona creatività che da un vocabolario ampio -senza naturalmente voler scordare la sua versatilità in ambito di tematiche da affrontare. Dire quindi che è semplicemente un "buon" MC sarebbe fargli un torto: lui è un ottimo rapper, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, quindi il problema non sta qui.
Purtroppo, però, accade sovente che la sua scelta in materia di basi sia come minimo bislacca. Pur riconoscendogli il merito di avere gusti variegati ma omogenei, e soprattutto di non scadere mai nei cliché dell'underground (premierata, peterokkata ecc.), capita che uno si ponga la domanda: "ma quando ha detto "bello 'sto beat" si era forse fatto di crack?"
Step It Up, per dire, è un tale troiaio di suoni che il risultato è una cacofonia sul fastidioso andante (c'è di tutto: charleston, strani clap, fruscii, sintetizzatore, organo...); Ak B. Nimble vuole essere un omaggio alle radici dell'hip hop, e quindi ce tocca er beatbocs (con delle specie di surreali scorreggine ascellari nel ritornello, cosa che mi ha lasciato "eh?"). Oppure, ancora, If We Can't Build non è male, ma è francamente troppo pomposa per i miei gusti, mentre il singolo (credo) A To The K mi lascia completamente indifferente... Pure, i momenti trionfali ci sono: Soul Glo tira fuori l'animo più funkettone dei Beatminerz e ti fa quasi scordare Fully Loaded w/ Statik; Put Ya Stamp On It, pur non essendo certo una delle meglio cose mai prodotte da Dilla, incredibilmente funziona; il 9th Wonder di Be Prepared è decisamente ispirato, e sceglie un brevissimo sample vocale come unico sparring partner per delle batterie e una linea di basso che -finalmente- non suona come filtrata dalla Soundblaster dell'Amiga. Infine, per chi dovesse ricordare positivamente l'album dei Perceptionists, non solo c'è una ottima collabo con gli stessi Lif e Fakts One (Beast Mode), ma sono presenti anche un paio di pezzi che potrebbero essere presi pari pari da Black Dialogue: Black Hell Breaks Loose e l'ottima Absolute Value. Insomma, salvo i consueti scivoloni, la maggioranza dei pezzi nel complesso merita; al di là dei discorsi fatti finora, poi, va ricordato che Ak passa con disinvoltura dal pezzo da battaglia al commento politico e sociale, passando per la dedica alle donne alla critica allo stato dell'hip hop contemporaneo. Ospiti vari (Mr. Lif, Bumpy Knuckles, Talib Kweli e Little Brother tra gli altri) contribuiscono ad aggiungere una sempre gradita varietà,
Eppure... eh, appunto: gli manca quel qualcosa per raggiungere gli agognatissimi quattro zainetti. E sì che glieli vorrei dare, perchè reputo che, oltre ad essere molto probabilmente longevo (ovviamente è solo un'ipotesi basata su delle prime impressioni), è il suo lavoro migliore. Purtroppo, ci sono un po' troppe "sviste" sparse quà e là e che, per quanto non gravi se prese singolarmente, mettono i bastoni tra le ruote al disco nel suo complesso.




P.S. Scusate il ritardo, ma ho deciso che stasera fosse assolutamente l'occasione per vedere La Mummia su Italia 1. Filmaccio.

2 commenti:

Anonymous ha detto...

Mai sentito Freddie Bruno - Hold music?

reiser ha detto...

Eh ma Sandbox viaggia con CDC, se non sbaglio... comunque sia, grazie per i complimenti, solo che mi fa strano che qualcuno possa prendersi la briga di sucare pezzi di blog.

Absolute Value ti è piaciuto più di quanto sia piaciuto a me, o lo hai preferito a Balance? Nel caso, e non mi ricordo se l'ho puntualizzato nella recensione, pure a me. Ad ogni modo, gli lascio spazio per farmi cambiare idea, in fondo al primo ascolto m'aveva stradeluso ed invece già solo dopo tre settimane lo trovo un disco decisamente valido

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