GUILTY SIMPSON - ODE TO THE GHETTO (Stones Throw, 2008)

sabato 5 aprile 2008

Ho aspettato quest'album al varco dacché lo scaricai tre settimane fa; avendomi impressionato parecchio negativamente dopo pochi ascolti, volevo vedere se il tempo avrebbe risanato questa impressione e, soprattutto, se spenderci dei soldi mi avrebbe convinto ad andare più a fondo di quanto non avessi inizialmente voglia.
La risposta è sì e no, ma procediamo con ordine cominciando a smontare una delle dicerie che più ha fatto rizzare l'uccello a hipster ed estimatori in genere: Jay Dee scelse Guilty Simpson come la prossima carta su cui puntare dicendo, nel frattempo, che lui è il suo MC preferito! BOOM! [...] Peccato però che non mi sembri che l'equazione "ottimo produttore = ottimo talent scout" sia scientificamente dimostrata, o sbaglio? Per di più, nel dettaglio, vorrei ricordare una cosuccia da nulla: quali degli MC più o meno "sponsorizzati" da Dilla è esattamente un campione? Frank 'N' Dank? Phat Kat? T3 e Baatin, magari (maramaldeggiando, vorrei sottolineare come l'unico emsì realmente bravo dei Slum Village -Elzhi- sia entrato a far parte del gruppo quando Yancey era lì lì per uscirne ufficialmente)? Diciamo che questi sono, chi più chi meno, al massimo competenti. E per carità, mi piacciono pure, ma non posso non spernacchiare chi reputa il giudizio di Dilla un determinante simbolo di qualità, specialmente considerando i trascorsi oltreché lui stesso era, al microfono, appena passabile.
E difatti non mi sono stupito nel constatare che Guilty Simpson punta tutto sulla voce, baritonale e calda [no homo], e sul cosiddetto swagger, visto che per il resto l'offerta è scarsina. Contenuti triti e ritriti? Eccoli. Metrica elementare? Eccola. Rime scontate? Eccole. Immaginario assolutamente prevedibile? Eccolo. Per farla breve: Simpson non è nient'altro che l'epitome del reppone commerciale (non storcete il naso, avete capito benissimo cosa intendo) traslato da Atlanta a Detroit, da Polow Da Don a Madlib, dalla Collipark alla Stones Throw. E se questo comunque segna il passaggio da "porcheria" a "ascoltabile", il che non è poco, certamente non significa che si possa parlare di increddibbile talento. Ma poi è davvero triste il fatto che il tutto sia così didascalico e che paia un Cencelli del gangsta rap... hai la canzone contro gli sbirri, hai il pezzo sulle puttane, quello su quanto spaccia la ggente e su quanto tu sia il king e via dicendo; il tutto, ça va sans dire, eseguito nei modi più prevedibili della terra (e infatti "bitches" continua a far rima con "riches" dall'86, e vivaddio che non siamo in California sennò non si sarebbe sfuggiti al canonico "hittin' switches"). Insomma, non un disastro ma quasi, il che mi porta a dover sottolineare che le gabolette per gonzi come il teorema dello swagger über alles (o degli adlib tattici alla Jeezy, vedete un po' voi) stanno letteralmente distruggendo il principio che PORCODDIO SE VUOI FARE RAP DEVI SAPERE RIMARE E BENE. Insomma, quando sento vere e proprie prese per il culo come "when I'm on the block thugs give me- pounds/ when I'm in London they give me -Pounds" cosa devo pensare? Che sei un genio? Che la creatività dietro questo sibillino giuoco di parole giustifichi la ripetizione della parola? In miniera, e veloce.
Ma vabbè, pace. Impallinato che è stato Guilty Simpson, la produzione com'è? Diciamo che è forse l'unica cosa che rende nel complesso piacevole l'ascolto del disco. Del resto passi che Dilla abbia steccato di brutto la scelta del MC, ma sta di fatto che dietro alle macchine è raro che possa deludere. Lo stesso dicasi per Black Milk, Madlib e pure Mr. Porter -i quali da soli si gestiscono un buon 90% delle tracce. Il suono di Detroit (di cui per l'occasione si fanno portabandiera anche Oh No e 'Lib) è quindi ben presente e, per quanto meno creativo o vario del solito (il terronazzo gli avrà detto di stare sul semplice), resta comunque quanto di più fresco e potente si possa sentire nello stagnante mondo del hip hop. Le uniche tracce su cui mi sento da obiettare qualcosa sono Kinda Live (prevedibile) e Robbery (ripetitiva), ma basterebbe la sola Get Bitches (una spezzavertebre prodotta da Porter) per riazzerare i conti.
Il punto, ora, è questo: Guilty Simpson mi pare proprio un mediocrone che, però, tra hype e attitudine molto in voga, venderà (proporzionalmente) un bel po' e sarà senz'altro un ghetto platinum. Se lo merita? Secondo me no -ma del resto il mio ghetto è borghese, quindi che posso dire? Ode To The Ghetto resta, nonostante le mancanze del MC, un disco da avere assolutamente per chi è fanatico di tutto ciò che proviene da Detroit. Tre zainetti regalati e via, ma doveste avere solo 20 carte, lasciate stare questo e buttatevi su Popular Demand di Black Milk.




VIDEO: GET BITCHES

5 commenti:

reiser ha detto...

Vi prego comunque di apprezzare l'uso del Brooklyn Kid nel video. Il prossimo, su consiglio di Simspon stesso, utilizzerà il Comic Sans

Anonymous ha detto...

Domanda: di Fat Ray & Black Milk ("The Set Up") che ne pensi?

reiser ha detto...

Non l'ho ancora ascoltato; nutro tuttavia un miliardo di pregiudizi nei confronti dello stesso, vuoi anche solo per i giudizi di cui ho letto finora.
E certo il fatto che sarà impossibile da recuperare qui da noi non aiuta... soffro come un cane a non avere originale un disco che mi piace, cosa che già ora mi sta accadendo col disco dei Mighty Joseph

E quindi, per la serie "occhio non vede..."

reiser ha detto...

Eh piace anche a me benchè Vast Aire mi paia uno svantaggiato, c'è poi la sequenza di tre tracce a metà disco (Anything Can happen e le due precedenti) che è da urlo
Naturalmente non si trova nei negozi.

Da una mia mail a Vibra dove ordinavo qualche CD:

"Mighty Joseph - Empire State - CD"
"SE L'E'?? PROVO..."

Quinta ha detto...

People should read this.

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